sabato 29 aprile 2017

L'incontro formativo con l'ente

A volte ho come l'impressione di essere pazza.
Talmente "piena" di alti e bassi, e di sbalzi d'umore che faccio fatica a starmi dietro (e a sopportarmi). Immaginate un po' la gente che mi sta accanto.
Oggi incontro con l'ente; uno dei vari incontri di formazione che si fanno nel corso dell'attesa verso il paese straniero.
Siamo andati nel paese di moltomoltolontano per cui, anche oggi, sveglia abbondantemente prima dell'alba. 
Eravamo 6 coppie, una più bella dell'altra. Tutti belli esteticamente, ma anche bellissimi nel modo di parlare, nelle cose che dicevano, belli come coppia, sorridenti, spontanei. 
E ti accorgi che non siamo soli. Ma che siamo tutti sulla stessa barca. Una barca a remi, ovviamente. Nel bel mezzo dell'oceano.
Si è parlato dei "lavori" che ci sono stati dati da fare a casa. Il momento dell'incontro, la prima settimana insieme. Le metafore. Si è parlato di paure, aspettative, certezze. Ed è bello vedere che quello che pensi tu, è quello che pensano anche le altre coppie. E come probabilmente quello che ti passa in testa, le crisi di pianto, la voglia di niente, forse capita anche alle altre future mamme adottive.
Poi incontro individuale con la psicologa, per parlare nello specifico dei paesi a cui abbiamo pensato, sulla base delle nostre caratteristiche, dei nostri vincoli dati dal decreto, e del rischio sanitario che siamo disposti ad affrontare. 
All'uscita un po' di crisi. Perché ti accorgi per l'ennesima volta quanto sarà ancora lungo il cammino (almeno altri 2 anni  e mezzo), e di quanto purtroppo (sarà banale a dirsi) è una macchina per far soldi. A scapito di mio figlio che mi sta aspettando dall'altra parte del mondo.
Ma io devo prima dimostrare di avere la fedina penale pulita, di non essere pazza passando dalla valutazione dello psichiatra, e far vedere il mio conto in banca. Perché i soldi sì che fanno la differenza quando si tratta di crescere un bambino. 
Quanto mi fa soffrire tutto questo mondo, che amarezza. E non chiediamoci poi come mai calano le adozioni, o come mai alla fine del percorso arrivano 2 coppie su 10. 
Italia, rifletti.


venerdì 14 aprile 2017

Esausta

Un po' delusa, un po' triste, un po' arrabbiata. 
Oggi colloquio in un tribunale di molto molto lontano.
Premetto che ormai andiamo senza aspettative agli incontri con i giudici.
O meglio. Senza aspettative, ma comunque pieni di speranza.
Arriviamo carichi, emozionati, sorridenti come non mai. Arriviamo che siamo solo io e Cristian, nella nostra semplicità a volte anche banale. Siamo semplicemente noi. Non arrivo con i tacchi,nè truccata. Perché mi devono vedere per quello che sono nella vita.
Ma devono ascoltarmi e rispettare le mie idee.
Non sono mamma (ancora). Non sono una mamma adottiva (ancora). Ma in questi anni, da quando è iniziato il nostro percorso, noi siamo cresciuti. Abbiamo imparato cosa può voler dire essere stato abbandonato, picchiato, violentato psicologicamente. Sappiamo che il nostro bimbo potrebbe voler dormire per terra o mangiare con le mani "perché ha sempre fatto così". Forse vorrebbe rubare, perché ha sempre fatto così. Forse sarà chiuso, forse sarà un libro aperto. Forse ci accetterà il giorno stesso che entrerà in casa nostra, forse mai per tutta la vita. 
E io tutto questo lo so, anche se non l'ho mai provato in tutta la mia vita.
 Perché durante la nostra istruttoria ci hanno prospettato il peggio del peggio. E io so qual è il peggio del peggio, anche se non l'ho provato sulla mia pelle. 
Ma tu, mi devi ascoltare. Perché in questi anni io ho capito cosa vuol dire adottare un bambino. Conosco a menadito le mie paure presenti e future. So quello che sono disposta ad accettare e quello che non ho la forza di accettare. 
L'adozione non è un atto di volontariato. Per quello c'è la Caritas, la croce rossa o si parte in missione in Africa.
L'adozione è un atto d'amore. Lo si fa perché io voglio amare un bambino e dall'altra parte voglio essere amata. E il mio bambino vuole essere amato. Con tutte le difficoltà che questo può comportare.
Ho ancora tutto da imparare, sicuramente, ma il mio punto di vista va ascoltato. 
Detto questo, non so com'è andato questo colloquio. Io ne sono uscita un po' stanca e provata. È stato sicuramente stimolante, ci ha fatto ragionare tanto, ma non vedo tutto come lo vede lui. 
Non credo che ci richiameranno, anche se è palese che un bimbo che aspetta la sua famiglia c'è. 
Sono esausta.




giovedì 6 aprile 2017

Una telefonata tira l'altra

In attesa che il tribunale di sabato scorso ci faccia sapere qualcosa (nel bene o nel male), un altro tribunale ci ha chiamato ieri per un colloquio. 
Credo di aver capito che alla scadenza del decreto i vari tribunali fanno un giro di ricognizione per capire che intenzioni hanno le coppie che hanno dato la disponibilità. 
Credo anche che se ti chiamano ad un anno di distanza "gatta ci cova", e quindi vale tutta la pena girare l'Italia. 
Prima o poi arriverà, anche per noi. 
Se il prezzo da pagare è fare il giro delle 7 chiese girando l'Italia, o prendere un aereo e andare a 15.000 km di distanza, lo paghiamo volentieri. 
Nel frattempo guardiamo al lato positivo della cosa... ci vediamo un po' d'Italia :-) 




sabato 1 aprile 2017

E per quanta strada ancora c'è da fare, amerai il finale!!!


Abbiamo finalmente trovato la canzone di questa nostra avventura... Cesare Cremonini docet:

"Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
Che sia per sempre o un secondo

L'incanto sarà godersi un po' la strada
Amore mio, comunque vada
Fai le valigie e chiudi le luci di casa

Coraggio, lasciare tutto e indietro e andare
Partire per ricominciare
Che non c'è niente di più vero di un miraggio
E per quanta strada ancora c'è da fare amerai il finale

Share the love, share the love
Share the love, share the love
Share the love, share the love
Share the love, share the love

Chi ha detto che tutto quello che cerchiamo
Non è su un palmo di una mano
E che le stelle puoi guardarle solo da lontano

Ti aspetto dove la mia città scompare
E l'orizzonte è verticale
Ma nelle foto hai gli occhi rossi e vieni male

Coraggio, lasciare tutto e indietro e andare
Partire per ricominciare
Che se ci pensi siamo solo di passaggio
E per quanta strada ancora c'è da fare amerai il finale

Share the love, share the love
Share the love, share the love
Share the love, share the love
Share the love, share the love

Il mondo è solo un mare di parole
E come un pesce puoi nuotare solamente quando le onde sono buone
E per quanto sia difficile spiegare
Non è importante dove, conta solamente andare
Comunque vada, per quanta strada ancora c'è da fare

Share the love, share the love
Share the love, share the love
Share the love, share the love
Share the love, share the love

Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno

E siamo solo di passaggio
Voglio godermi un po' la strada
Amore mio comunque vada
Buon viaggio!
Siamo in auto, verso casa. Questa mattina partenza prestissimo per il tribunale che ci ha convocato circa un mese fa.
2 persone, una ragazza giovane (il giudice che ci ha chiamato, credo) e un signore con un capello alla Branduardi.
Ci hanno prima di tutto chiesto se sapevamo perché eravamo lì. "Per un colloquio conoscitivo???"
Esatto. Ci hanno fatto però intendere che, visto che è passato quasi un anno da quando abbiamo inviato la nostra domanda di adozione nazionale al loro tribunale, non era proprio un caso che ci avessero chiamato. Insomma: c'è qualcosa nell'aria.
Il colloquio è iniziato in modo strano. Il signore ha disegnato un cerchio, o meglio, la terra. Ha disegnato il nucleo, poi le parti interne, fino ad arrivare alla superficie esterna, la crosta terrestre.
Ha disegnato vulcani, oceani, colline.


Risultati immagini per crosta terrestre nucleo



Io e Cristian credo che nel cervello avessimo un milione di punti interrogativi: dove vuole arrivare???
La domanda è stata: voi siete sulla superficie. In cosa vi identificate? In un vulcano, in una collina, in una foresta??
Io: entroterra, assolutamente collina.
Cristian: foresta, vasta e incontaminata.
Poi ci ha chiesto attraverso che elementi potremmo collegare quello che ci sentiamo di essere con il resto del mondo.
Io: con la condivisione
Cristian: con l'esplorazione, facendo domande.
Abbiamo discusso un po' della condivisione. Ci ha chiesto se il bimbo fosse in età pre - verbale, piuttosto che verbale, come condivideremmo con lui le informazioni.
Poi ha fatto un cerchio: era Cristian.
Poi un altro cerchio: ero io.
Poi un altro cerchio: il bimbo.
Ci ha chiesto cosa cambierebbe nella nostra vista se da 2 diventassimo in 3. Direi tutto!!! Dai giochi sparsi per casa, agli urli, ai tempi, alle abitudini, all'organizzazione della vita. Ma si riempirebbe la nostra vita, oltre che la nostra casa.
Poi ha fatto un altro cerchio: un altro bimbo. Che cosa cambierebbe se anziché uno, fossero 2 i bimbi? Bè, difficoltà triplicate, ancora più giochi e urli per casa, ma con il giusto aiuto, e il rimboccarsi le maniche, ce la si mette tutta per farla andare alla grande.
Bè signori, vi faremo sapere! :-)
Ovvio, l'idea è che ci sia qualcuno che sta aspettando una famiglia. L'idea è anche che non ci siamo solo noi in lista d'attesa. La speranza è che abbiano capito quanta voglia di famiglia abbiamo, e che potremmo essere dei genitori bravini :-)

Per quanta strada ancora c'è da fare, amerai il finale!!!