mercoledì 30 settembre 2015

Ultimo incontro: istruttoria finita



Ufficialmente terminata la fase dell'istruttoria.
Ieri ultimo incontro; abbiamo principalmente parlato del nostro viaggio in Africa.
Hanno voluto sapere le impressioni, capire perché il primo impatto con quel mondo ci ha fatto così paura. E poi, soprattutto, cosa ci siamo portati a casa.
Abbiamo concluso che era il viaggio di cui avevamo bisogno adesso. Anche se è stato inizialmente traumatico, anche se abbiamo passato una giornata a piangere, nel cuore è rimasto il sorriso di ognuno di quei bambini. E la consapevolezza che avremmo amato ognuno di loro come se fossero usciti dalla mia pancia, se avessimo potuto portarli in Italia con noi.
Poi ho fatto qualche domanda allo psicologo, volevo soprattutto capire che cos'è il fallimento adottivo, cosa comporta. Come dobbiamo prepararci.
Poi ci hanno spiegato come prosegue la cosa ora. Fra circa 20 giorni ci chiamerà l'assistente sociale per consegnerci il certificato di avvenuta istruttoria.
Da quel momento cominceremo i giri per gli esami ematici, il tribunale, e poi una volta pronta la loro relazione, saremo pronti a consegnare tutto in tribunale a Bologna. 
Alla consegna della documentazione, il cancelliere ci darà l'appuntamento dopo 1 mese, 1 mese e mezzo per l'incontro col giudice. Altro grandissimo scoglio da superare.
Dita incrociate, si continua a sperare... Avanti tutta!!! 



martedì 22 settembre 2015

La mia Africa

L'Africa è il continente nero, lo dice anche la canzone. 
Anche nei cerchi delle olimpiadi l'Africa è rappresentata col nero. 
È nera la loro pelle. Talmente nera che sembra cotta quella di alcuni. 
Ma l'Africa è anche azzurra, per il suo cielo limpido e il suo mare cristallino.
È bianca come la sua sabbia.
È rossa come la sabbia della savana, gialla come quella del deserto... Verde come i suoi alberi.. 
Marrone come le case di fango dei villaggi più poveri... Ma profondamente bianca come i loro animi e i loro sorrisi. 
L'Africa è un insieme di emozioni che fai fatica a gestire... 
È nello stesso tempo la bellezza della natura, 2 leoni che si baciano, o le zebre che si fermano a guardarti...



L'Africa è il suo mare cristallino con i suoi pesci...



L'Africa è la semplicità della gente che ti organizza un bazar sull'isola...

È l'Africa dei sorrisi, quei sorrisi bianchi che ti entrano nel cuore...

Ma l'Africa è anche povertà. È la disperazione di una giovane donna che mi vuole regalare suo figlio perché tanto non ha i soldi per dargli da mangiare.
Di un uomo che mi ringrazia perché ho comprato nel suo negozio perché non c'è nemmeno un cliente in questa stagione.
È un ragazzo che chiede in regalo la maglietta di mio marito, sono le persone con i pantaloni rappezzati che ti chiedono di comprare qualcosa per poter dare da mangiare ai loro figli. 
Poi c'è un'altra Africa. Quella dei documentari, quella surreale che esiste ma nessuno vuole vedere se va in Africa, perché il volantino della Veratour mostra solo spiagge e leoni. 
C'è l'Africa che fa ancora più male della povertà del centro città, perché piena di bambini che sono felici del niente che hanno. 
Che corrono in mezzo alla strada per salutare la jeep che passa. 
E poi ci sono quelli che escono fuori da una scuola di fango, e strabuzzano gli occhi nel vedere giochi e vestiti tutti per loro.









Emozionante, straziante, dolorosa. 
Profondamente impressa nel cuore. Bimbi, vi abbraccio tutti. 

mercoledì 16 settembre 2015

Benvenuti in casa nostra!!!!

Ed ecco arrivato il momento della visita domiciliare... 
In ritardo di mezz'ora (giusto per riuscire a gestire meglio l'ansia), in tre anziché in due (ma potevano venire anche in10 che c'era da mangiare e da bere per tutti!!!).
Comunque... Ovviamente Johnny il cane fifone alza la voce subito appena si avvicinano al cancello. Io chiedo "avete paura?" Loro mi rispondono di no se il cane è buono. 
Johnny smette di abbiare, una bella annusata a tutti e tre e poi li precede su per le scale (il mio cagnino è talmente educato che fa sempre gli onori di casa...)
Entrati in casa, lo psicologo rompighiaccio propone subito di vedere la stanza del bimbo. Ed ecco che si va. Ovviamente precede Johnny, poi tutti loro. Fanno domande su qualsiasi cosa ci sia nella camera: il bouquet di fiori, tutti i peluche dei viaggi... Gli facciamo sentire l'orsetto dal cuore battente... Ci chiedono informazioni del telescopio...
Poi si va di sotto... Squadrano tutta la sala, le foto, la foto del matrimonio... Fissano il cricetino chiedendo dov'è (ma anche lui, spaventato dalla sacra inquisizione, ha pensato bene di rinchiudersi nella sua casina e andare a letto)... Poi vanno nello studio, guardano tutti i modellini di aerei di Cristian e chiedono spiegazioni di ognuno... Poi fissano tutte le mie pergamene... E guardano guardano guardano...
Poi finalmente ci sediamo. Il caffè non lo vogliono, preferiscono il succo. Ho preparato cookies al cioccolato e tortini di mele, e per fortuna hanno gradito!!!!! 
Poi parliamo. Ci spiegano il rischio giuridico, ovvero un'adozione "provvisoria" in cui per qualche tempo non si ha la certezza che figlio rimanga con noi. Poi si parla di malattie, di cosa siamo disposti ad accettare. 
Poi Cristian interviene dicendo che la scorsa volta se ne è risentito della provocazione. Cambia 10 colori mentre ne parla, ma è troppo fico! Finalmente si sta aprendo, o come dico io  "sta fiorendo". Tutto per poter diventare, fra qualche tempo, il padre eccezionale che io so già che sarà!!
Comunque loro gradiscono, anzi sembrano proprio contenti di questo suo exploit! 
Avanti tutta tatone!!!!
Nel bel mezzo della visita, Johnny parte per salire sul divano!!! OMMIODDIO!!!! fermato appena in tempo con solo le due zampe sopra... Ma lo psicologo sdrammatizza e dice "stava salendo? Bè è nomale!" Meno male...
E così, alle 14 quasi se ne vanno. Questa volta siamo più tranquilli, forse rincuorati. Si sono dimostrati più umani, più sul nostro livello, e ci hanno fatto stare bene.
La prossima volta sarà l'ultimo incontro... 
Per ora, ci prepariamo andando in Kenya a conoscere quella che un domani potrebbe essere la realtà con cui dovremo sbattere la testa... 
È pronta una valigia, piena di cose per i bambini e ragazzi dell'orfanotrofio... E io sono già emozionata...


A prestissimo!!!!!!



 

martedì 1 settembre 2015

Incontro n. 6: DISTRUTTA

Oggi mi hanno distrutto...
sono uscita da quell'ufficio provando una profonda tristezza, amarezza e preoccupazione.
L'incontro è iniziato facendoci leggere le lettere che avevamo scritto al nostro bimbo.
Ha cominciato Cristian.
Bella lettera, ma in un punto, secondo l'assistente sociale, faceva quasi emergere che il bimbo adottato fosse un "rimpiazzo" del bimbo biologico non avuto.
Ora vaglielo a spiegare che Cristian si è solo espresso male, ma che lungi da lui pensare una cosa del genere.
E poi parte con la provocazione:" siete sicuri di aver superato il fatto di non poter essere genitori biologici?"
Cristian atterrato, ma concludono ribadendo che è una gran bella lettera, piena di dolcezza, scritta con un linguaggio adatto e comprensibile per un bambino.
Poi parto io. E interviene lo psicologo. Avete presente quando ad un'interrogazione il professore interrompe dicendo "ma non è proprio così. Oppure: no, è sbagliato." Avete presente come ci si sente? Ecco, mi sono sentita, forse perché ci avevo messo il cuore in quella lettera, affranta. Distrutta. Colpita e affondata.
Ha contestato il fatto che io non avessi considerato che il bimbo forse aveva avuto un'infanzia felice comunque, che avesse trovato comunque degli affetti nell'istituto.
Io avevo semplicemente scritto "forse nella vita hai sofferto, forse qualche volta hai pianto", ma non ho assolutamente messo in dubbio quello che poteva sentire e provare in questo momento. Ma non l'ho tenuto in considerazione, ed è questo che mi è stato contestato.
"Due bellissime lettere, piene di dolcezza e di amore, che emerge dalle vostre parole," hanno detto concludendo. Ma la mia testa ormai aveva interiorizzato solo quello che mi era stato detto prima.
Soprattutto la provocazione "siete sicuri di aver superato il fatto di non poter essere genitori biologici".
Sì, l'abbiamo superata.
L'abbiamo superata perché altrimenti non saremmo qui. Altrimenti non ci faremmo un "fegato tanto" per cercare di poter portare a termine questo cammino, per poter finalmente abbracciare un giorno nostro figlio.
Perchè altrimenti avrei girato mezza Europa per far fecondazioni a destra e manca finché non ne andava bene una.
Avrei stritolato le mie ovaie e i testicoli di mio marito senza pietà. Perché forse, nonostante i fallimenti delle fecondazioni, in fin dei conti, far crescere il proprio figlio nella pancia è comunque più facile che andarlo a prendere in Colombia.
Perché quel bambino colombiano, cinese, congolese o quel che è, magari è cresciuto a suon di botte; magari i genitori hanno abusato di lui; magari semplicemente non l'hanno voluto e l'hanno abbandonato in un bidone come va tanto di moda ora. E allora ecco che far crescere un bambino nella propria pancia è più semplice. Anche se il seme viene da chicchessia, o gli ovuli me li ha donati la signora Maria.
Abbiamo intrapreso questo cammino, con dolore, con fatica. E ogni giorno che passa è sempre più dura.
Ci volete ferire? Ce la state facendo. Ma noi cadiamo, e ci rialziamo. Come abbiamo fatto tante volte, perché caro psicologo e care assistenti sociali, l'amore con mio marito è forte.
Oggi è più forte che mai, anche se siamo tutti acciaccati.
"Barcolliamo, ma non molliamo". E sapremo essere dei bravi genitori; e gli daremo gioia, felicità, serenità e tutto il resto.
E che vinca il più forte.