sabato 28 ottobre 2017

Psicoanalisi

A me parlare con l’assistente sociale e la psicologa piace.



Mi piace perché mi posso in qualche modo sfogare.
Perché posso raccontare un sacco di cose e avere un parere professionale da loro che di storie di adozione ne hanno viste a bizzeffe. 
Forse mi piace anche perché non mi sento più giudicata come prima. 
Quando eravamo nella fase dell’istruttoria il loro parere contava parecchio, perché dovevano scrivere la relazione e spettava a loro, per primi, decidere se eravamo “idonei” a diventare genitori o meno. 
Adesso non sento questo peso, e mi godo la chiacchierata con loro.
Mi piace sentirmi chiedere “come mi sento”, come si comporta Pisellino e come mi sento quando si comporta così. 
Mi piace sentirmi raccontare la loro lettura psicologica e psicoanalizzata del suoi comportamenti, e capire quello che noi poveri genitori non riusciamo a cogliere.
Mi piace sentirmi dire che se le testate le da’a me e non ad un altri o contro il tavolo come faceva tempo fa, è perché la mamma “fa meno male” e la mamma “ accoglie”. 
Mi piace che abbiano apprezzato come stiamo affrontando questo problema, e il modo che abbiamo trovato per limitare i danni, prevenire le testate e prevedere il suo stato d’animo.
Hanno voluto vedere le foto e sono rimaste entusiaste. 
Gli abbiamo regalato la favola che abbiamo scritto.
Gli abbiamo dato la lettera che abbiamo scritto e che Pisellino leggerá quando sarà in grado di leggere. È la sua storia, per quel che ne sappiamo. E l’inizio della nostra vita insieme. 
Esci da quell’ufficio un po’ più leggero, un po’ più rilassato, un po’ più “genitore”.
Ed è una bella sensazione.
E io sono felice.