sabato 3 settembre 2022

I tempi passano, le cose cambiano

Eccomi. 
Negli ultimi mesi mi sono un po' persa fra impegni, cambiamenti, novità e appuntamenti.
Ma sono successe una miriade di cose.
Innanzitutto, argomento mutismo selettivo.
Dopo essere riusciti ad ammettere che c'era una difficoltà, abbiamo cominciato a documentarci.
Mi sono comprata un libro sul mutismo selettivo, che ho letto e studiato, incamerando tutto quello che si poteva apprendere.
Abbiamo poi trovato una psicologa esperta in mutismo selettivo, che sta seguendo il pulcino da aprile, e che una volta ogni 10 giorni viene a casa nostra. 
Abbiamo stravolto la nostra vita: invitiamo amici del pulcino a casa in modo che possa aprirsi anche nel suo ambiente. 
Facciamo gite e trekking quasi tutti i weekend insieme ad altri bambini. 
Parliamo insieme cercando di capire quando ci stiamo per trovare in una situazione che porta con sé la "paura di parlare" e cerchiamo di buttare la paura nel bidone, nelle cassette della posta, oppure faccio magie con una bacchetta magica per farla sparire. 
E potrá sembrare stupido, ma funziona.
La psicologa, Caterina, lo sta aiutando tantissimo. 
Attraverso il gioco e i disegni si è prima guadagnata la sua fiducia, fino a riuscire a parlare con lui di emozioni e farsi raccontare quali sono le cose che fanno paura, che lo rendono felice o triste. 
Il suo aiuto sta dando grandissimi frutti, quindi avanti tutta!! 
Il pulcino parla ad alta voce anche in mezzo alla gente (tranne quando qualcuno si rivolge direttamente a lui :-)
Canta, anche in mezzo alla gente. 
Parla al telefono con tutti i nonni, gli zii e i cugini. 
Manda messaggi vocali ai suoi amici e alle persone a cui vuole bene. 
Insomma, per ora, un successone.
L'obiettivo è arrivare fra 15 giorni a scuola nella maniera piú serena possibile. 

Eh già, perché tra poco, la pulce andrà a scuola. 
Allontanarsi dall'asilo è stata durissima.
Salutare quelle che per più di 4 anni l'hanno accolto, atteso, rispettato, e affiancato con rispetto e dolcezza è stato un colpo al cuore. 
Ed è tutto questo che ci spaventa andando verso la scuola. 
Perché io e marito, ma soprattutto io, abbiamo paura che non ci sia la stessa delicatezza e rispetto. 
Lo abbiamo iscritto in una scuola piccolina, di campagna, dove ci sarà una classe di circa 20 bambini, con la speranza che venga accolto dolcemente.
In classe con lui ci sarà Giulia, la bambina che due nostri amici hanno adottato un mese prima che arrivasse la nostra Pulce, e questo ci rasserena. 
Quindi anche qui, avanti tutta e.. dita incrociate!!! 

Il 15 giugno siamo andati in udienza dal giudice del tribunale di Bologna.
Ci siamo presentati con una relazione pressoché pessima.
O meglio: il racconto di noi era più o meno reale, ma in alcuni punti la psicologa ha voluto volutamente sottolineare le difficoltà di questi anni, scrivendo come la "signora" (che sarei io) in molte situazioni abbia accusato stanchezza. 
Alzi la mano la mamma che non si sente stanca facendo la mamma. 
In treno, rileggendo la relazione prima di arrivare in tribunale, mi sono accorta di quando le frasi e le parole della psicologa, scritte come erano state scritte, avessero assunto una valenza negativa. 
La nostra storia di questi ultimi 5 anni, con tutte le sue difficoltá, lacrime, ma anche risate e successi, è stata tradotta e trasformta in "fatica", "stanchezza" e "difficoltà". 
Anzichè scrivere "i coniugi hanno vissuto difficoltà in diversi momenti della crescita, ma sono riusciti a superare i vari problemi" (questo è quello che avevamo detto), la frase è diventata " i coniugi hanno superato vari problemi e hanno vissuto diverse difficoltà". 
Eh no, non si fa. 
Voi sarete psicologi, ma io non sono stupida. 
So leggere fra le righe, anche se sono solo una povera infermiera. 
Tuttavia, ormai il danno è fatto. Giochiamoci l'ultima carta che ci resta. 
In tribunale, abbiamo avuto un bel colloquio, con un giudice molto educato, rispettoso ed empatico.
Gli abbiamo raccontato come durante la seconda istruttoria non ci siamo sentiti "ascoltati", perché ci siamo trovati davanti a due persone che non accettavano e comprendevano le nostre motivazioni, e che a 50 minuti dal primo incontro ci avevano già etichettato come "non idonei". 
Gli abbiamo detto che, nel rispetto del loro giudizio, durante la prima istruttoria ci eravamo sentiti più accolti e più ascoltati. 
Lui ha scritto una lunga relazione. 
Ci ha chiesto la storia del pulcino, le difficoltà che abbiamo avuto, e le nostre disponibilità all'adozione. 
Ora aspettiamo la sua relazione, che decreterà definitamente la nostra idoneità o la nostra non idoneità.

Ed ecco il riassunto di questi ultimi mesi. 
Nel frattempo, io sono sempre più innamorata. 
Del mio piccolo uomo. 
È molto curioso e intelligente (probabilmente lo dicono tutti i genitori :-)
Ha consapevolezza della sua storia, anche se non chiede molto. 
Ogni tanto riprendiamo le sue cose di quando era piccolo: ciucci, vestiti, foto e disegni. 
Guardando tutte queste cose mi ha solo chiesto:" io quando sono arrivato quanti anni avevo?". Nient'altro. 
Ma sa bene dove è nato e dove è stato per molti mesi prima di arrivare da noi. 
Sa di non essere stato nella mia pancia, ma nella pancia di un'altra donna. 
Lui ascolta attentamente e incamera informazioni che prima o poi verranno fuori. 

Ha un grande amico, Leone.
È un'amicizia vera (per quanto possa essere vera a 6 anni), ma è bellissimo vederli felici di vedersi e di stare insieme. 
Vedere l'emozione di rivedersi dopo alcuni giorni. Un'emozione che forse noi grandi non siamo più in grado di vivere.
Leone senza saperlo lo sta aiutando moltissimo. 
Lo sprona ad esprimersi, a liberarsi, a divertirsi, a sfogarsi, a ridere a crepapelle, a non avere paura di arrampicarsi, a fare il birichino. 
Davvero una bella terapia. Speriamo che duri :-)

Nel frattempo, in attesa delle altre novità... In bocca al lupo alla mia pulce per il suo ingresso a scuola!!! 

sabato 16 aprile 2022

Mutismo selettivo.

Negli ultimi mesi mi sono un po’ persa. Tante cose da fare, tanti impegni, tante novità, tante emozioni. Abbiamo ricevuto la relazione per la seconda adozione. Una bella relazione, ma che si conclude, come già ci era stato detto, con “l’équipe non è favorevole, al fine di preservare la famiglia”. Niente di nuovo, e niente che ci abbia sorpreso particolarmente. Ora presenteremo il tutto al tribunale dei minori e poi faremo fare il loro corso alle cose. Sono continuati gli incontri al centro per le famiglie. Alcuni molto intensi, sicuramente tutti molto emozionanti. Ascoltare le storie degli altri spesso serve più che ascoltare la propria. Mio suocero non sta bene. Ha deciso che è stanco di affrontare la vita. Ha deciso che non ha più voglia di volersi bene, e si sta lasciando andare. E io sono arrabbiata, perché di cose valide per vivere ce ne sono in quantità. E poi la parte più dolorosa. Nicola soffre di mutismo selettivo. E’ un disturbo d’ansia che gli impedisce di parlare quando si trova in situazioni per lui “ansiogene”. Quindi: parla all’asilo, parla a casa, ma in tutte le altre situazioni, muto come un pesce. E si irrigidisce, con il corpo. Abbassa la testa. Cerca il mio sguardo per sentirsi al sicuro. Questa cosa mi addolora da morire. Il problema verrà affrontato, con fatica. Ci vorrà del tempo, molto tempo. Ma la cosa che più mi addolora è che me lo sentivo da tempo. E non sono mai riuscita a dare un nome a questa cosa, ad esprimere il mio dolore, a pormi il problema. E non ho fatto altro che alimentare le sue paure. Alterno giorni in cui penso “dai che ce la facciamo”, a giorni in cui mi sento così triste e vuota che tutti i buoni propositi vanno a farsi benedire. Un passo per volta.

venerdì 17 dicembre 2021

Lettera a te

A novembre sono ricominciati gli incontri al centro per le famiglie per i genitori adottivi. Abbiamo incontrato nuovamente genitori che già hanno fatto pezzi di percorso con noi, ma questa volta ci sono anche tanti nuovi genitori. 2 settimane fa ci hanno chiesto di fare un compito. Scrivere una lettera ai genitori biologici di nostto figlio. Alla mamma, al padre o ad entrambi. Ed eccomi, in aereo di ritorno dal viaggio in Lapponia, a tirar fuori tutto ciò che mi ronzava in testa. Senza filtri, senza paura di aver qualcosa da perdere. Senza paura di offendere, essere fraintesa, o sembrare la strega di turno. Ecco la mia lettera. Cara te, mi presento: sono la mamma di ***. Di te non so niente, non so il tuo nome, non conosco il tuo viso, non so il colore dei tuoi occhi. Eppure, abbiamo in comune qualcosa di immenso: tu hai messo al mondo ***, ed io lo sto crescendo ed amando ogni giorno. Non volermene, ma *** è MIO figlio. È figlio mio e di mio marito, è la nostra creatura. È ciò che ha riempito la nostra vita e l'ha colorata. È lui che riempie le nostre giornate, con i suoi urli, i suoi capricci, le sue arrabbiature, e i suoi baci. Sai, sono un po'arrabbiata con te. Sono arrabbiata perché *** per colpa tua ha sofferto e soffrirà tantissimo, nella sua vita. Quando è arrivato a casa nostra era così arrabbiato con il mondo, con me e con chissà chi, da riempirmi di botte e testate. Era struggente vedere tutta quella rabbia in un corpicino di 9 kg, quella rabbia che lo montava e diventata incontrollabile, oltre che spaventarlo. Non ti dico nemmeno quante volte ho pianto, cercando di capire come curare il suo dolore, e fargli capire che io lo amavo alla follia. L'ho preso per mano. Come una sarta ho ricucito i pezzi, cercando di aggiustare alla meno peggio quello che era stato rotto. Le toppe sono venute bene, ma sono toppe, e come tutte le toppe, sono più fragili. Stiamo costruendo la nostra storia. Stiamo cercando di dargli l'amore che gli è mancato, anche se un pezzo in lui mancherà sempre. L'ho cullato, baciato, abbracciato, stretto, ancor più di quanto non potessi fare se fosse uscito dalla mia pancia. Ed ora ecco il mio ***. Gioioso,testardo, coccolone, brontolone. Che mi corre incontro quando lo vado a prendere all'asilo e mi salta addosso che quasi mi butta per terra ogni volta. Che mi abbraccia da togliermi il fiato. Sono innamorata di lui, sai? E anche lui è innamorato di me. Lo capisco da come mi guarda, da come si emoziona vedendomi dopo qualche ora che non ci vediamo. Da come mi prende la mano e se la mette al cuore. È il mio bambino, è la mia creatura, e non poteva essere nessun altro se non lui, per me. E non potevo essere io nessun altra per lui, se non io. Sono arrabbiata con te anche per un'altra cosa: perché non hai lottato per lui. Perché non hai provato a tutti i costi a sentirlo tuo. Perchè quando ti hanno detto che avevano trovato una nuova famiglia per lui, non hai cercato i migliori avvocati per tenerlo con te. *** è prezioso, valeva la pena lottare per lui. Ma nonostante questo, ti devo ringraziare. Perché nella tua fragilità, nella tua incapacità di crescerlo, hai avuto il coraggio di donarmelo. Di ammettere di non potercela fare e di decidere di farmi questo regalo. Quindi grazie. Grazie perché mi hai "fatto" mamma, perché mi hai reso ricca, di una ricchezza impagabile. Mi hai donato una vita, che io custodirò con cura per il resto della mia vita. Che continuerò ad abbracciare quando si fará male, a cui continuerò ad asciugare le lacrime, che continuerò a sbaciucchiare fino a consumarlo. Grazie, grazie e ancora grazie. Un giorno, se *** vorrà, verremo a cercarti, per guardarti negli occhi e dirti grazie per ciò che ci hai donato, e farti vedere che nonostante le ferite e le toppe, ce l'ho messa tutta e l'ho riempito d'amore. Ci vediamo, forse, fra 20 anni. Chiara Quando l'ho letta a voce alta davanti a tutti, ho pianto. Mi sono emozionata, perché non pensavo di avere sentimenti cosí forti e contrastanti nei confronti di quella donna. ora sono piú leggera.

sabato 27 novembre 2021

Fine istruttoria

Ed eccoci arrivati al termine della seconda istruttoria. Gli ultimi due incontri si sono svolti a distanza di 3 giorni l'uno dall'altro, e l'obiettivo era "stilare" il progetto adottivo. In pratica ci è stato chiesto cosa siamo disposti ad accettare da un eventuale abbinamento, e a cosa sicuramente diremmo di no. Il loro consiglio, che abbiamo trovato assolutamente sensato e condivisibile, è quello di rifiutare abbinamenti con bambini particolarmente complessi, con una storia davvero difficile alle spalle. Noi ci siamo detti non disponibili e non pronti ad accogliere un bambino che abbia subito violenze, o che abbia vissuto storie di violenze in casa. Ci siamo anche trovati concordi sul fatto di rinunciare all'adozione internazionale, per motivi di organizzazione famigliare, e perché, come giustamente hanno detto loro, se già è difficile una seconda adozione, lo è ancora di più se il bambino non condivide cultura, lingua e storia con noi. Le loro decisioni e le nostre decisioni sono state dettate dal fatto di dover tutelare in primis il Pulcino che è già con noi, perché un bambino con una storia troppo difficile potrebbe richiederci così tante forze e risorse da non avere più niente da poter dare al nostro Pulcino. Abbiamo fatto già troppa fatica finora con lui, e non possiamo assolutamente permetterci di compromettere quello che abbiamo costruito. E' chiaro, tutto è in divenire. Non possiamo sapere cosa succederà in futuro, ma quel che è certo è che non dobbiamo consapevolmente rischiare di rovinare qualcosa, accettando qualcosa di già difficile in partenza. A gennaio ci leggeranno la relazione, e poi si andrà dal giudice del tribunale dei minori, che deciderà cosa ne sarà di noi. Non ho grosse aspettative. So già che la loro relazione non sarà favorevole, i primi due incontri sono stati significativi. La speranza rimane, sempre. Se abbiamo deciso di ricominciare questo percorso è perche ci sentivamo pronti ad affrontarlo di nuovo. Ma se l'arrivo di un altro bambino deve mettere in crisi l'equilibrio che con fativa abbiamo creato, allora no grazie. Andiamo avanti così. Una coppia di amici che ha fatto il primo percorso insieme a noi la prima volta, e anche la seconda, ha ricevuto una relazione negativa. Tante altre coppie al secondo incontro hanno deciso di lasciar perdere, su consiglio dei servizi sociali. Noi siamo arrivati di nuovo alla fine, non senza fatica, e non senza ferite. E l'abbiamo fatto per noi, per capire qualcosa in più su di noi, e per capire nel profondo se come famiglia abbiamo le risorse e le forze per affrontare una nuova avventura. Ma come la prima volta, non siamo noi a decidere. E quindi, non ci resta che aspettare :-)

domenica 24 ottobre 2021

Quarto incontro: covid punto e a capo

Ed eccoci arrivati al quarto incontro.
Appena usciti dal covid, fra l'altro, visto che il pulcino ha deciso bene di portare a casa il covid dall'asilo e contagiare pure il marito.
Dopo 20 giorni di quarantena chiusi in casa, dove stavamo per dare di matto, ci siamo attrezzati e siamo andati al quarto incontro.
Sono arrivata un po' dimessa e forse già affranta, probabilmente per la paura di un ennesimo incontro in cui ci sarebbe stato ribadito che non eravamo pronti.
Invece l'incontro è andato bene.
 La psicologa ha voluto riprendere un po' il nostro percorso, da quando ci siamo conosciuti fino al nostro desiderio di genitorialità e l'arrivo all'adozione. 
Hanno chiesto cose sul nostro passato, sulle nostre esperienze, sulla nostra elaborazione del lutto della mancata genitorialità.
Ha chiesto se ci siamo mai sentiti abbandonati o abbiamo vissuto nella nostra vita sensazioni di distacco. 
Forse questa domanda è stata fatta per capire quanto siamo davvero pronti a gestire e affrontare l'eventuale abbandono o distacco di un altro nostro figlio.
Un incontro di un'oretta in cui abbiamo parlato tanto e abbiamo parlato in maniera molto tranquilla e rilassata.
Per la prima volta dall'inizio di questa seconda istruttoria abbiamo avuto un colloquio bidirezionale, in cui loro chiedevano e noi rispondevamo e su certe tematiche cercavamo di ragionare insieme.
 Questa sorta di confronto tutte le altre volte non c'è mai stato.
Abbiamo sempre trovato un atteggiamento ostile, di pregiudizi nei nostri confronti, senza in realtà aver voglia di ascoltarci veramente.
Questa volta è stato diverso e ho apprezzato il fatto che abbiano svolto un colloquio in questo modo.
Poi magari al prossimo incontro rimarrò di nuovo delusa, ma per ora prendo su il buono che c'è stato questa volta
🙂


mercoledì 13 ottobre 2021

La visita domiciliare

 Ecco arrivato il momento della visita domiciliare. 

Sono uscita prima dal lavoro, sono corsa a prendere il pulcino al parco perché era in esplorazione con i bimbi e le Dade dell'asilo e ci siamo catapultati a casa. 

L'appuntamento era per le 13.30 e loro alle 13.32 hanno suonato il campanello.

Le abbiamo fatte accomodare, hanno osservato il nostro pulcino timido che sorrideva e basta, e poi ci hanno chiesto di fare un giro della casa. 

Hanno guardato le foto alle pareti, osservato i giochi, scrutato la stanza del pulcino.

Poi hanno bevuto un bicchiere d'acqua, ci hanno dato un nuovo appuntamento e sono andate via. 

Finito tutto in poco tempo.

Rapido e indolore, questa volta.

Forse non hanno rincarato le dosi precedenti perché c'era il pulcino in casa, ma sono pronta per il prossimo doloroso incontro :-)







domenica 29 agosto 2021

Il pittore e la barchetta

 Ieri un pittore si avvicina al mio Pulcino e gli dice: " Ti posso fare un regalo?"

Lui fa sì con la testa.

Il pittore tira fuori un vasetto, con dentro una barchetta piccola come una formica. 

E gli dice: " Ti regalo questo vasetto con questa barchetta. Quando ci sono delle cose che ti rendono tristi, che ti fanno arrabbiare, che non ti piacciono, apri questo vasetto e metti le cose brutte dentro, insieme alla barchetta che te le porta via". 

Eh niente. 

Penso che questo sia il regalo più bello e utile che il mio Pulcino potesse ricevere. 




sabato 14 agosto 2021

terzo incontro: silenzio Bruno!!!


Terzo incontro dell'istruttoria. 
La psicologa ha esordito dicendo che non siamo pronti. Anzi, ricordandoci che possiamo tirarci indietro quando vogliamo.
Perché secondo lei non siamo pronti.
Contesta le nostre motivazioni:
Il fatto di avere desiderio di allargare la nostra famiglia
Il fatto che crediamo che il pulcino possa "giovare" di un fratello. 
Il fatto che pensando di aver fatto un buon lavoro col pulcino, forse possiamo farlo anche con un altro bambino. 
Insomma, non solo non abbiamo le motivazioni giuste e forti secondo lei, ma in più le piace reinterpretare a modo suo ogni frase che diciamo. 
Il voler far crescere la nostra famiglia è diventato "avevate un'idea di famiglia con due bambini e cercate di perseguire quella".
Il sentirsi di avercela messa tutta col pulcino e aver superato tanti ostacoli è diventato un "sentirsi appagati del lavoro fatto".
Il vedere il pulcino ora sereno rispetto a quando è arrivato è diventato un "avere la convinzione che siccome si è fatto un buon lavoro, lo si può replicare". 
Ma la cosa più brutta che potesse dirci: alla mia affermazione di poter dare ad un altro bambino quello che abbiamo dato al pulcino, e poter dare a qualcun altro la serenità e l'amore che ha ricevuto lui, la sua risposta è stata "se non ci siete voi per quel bambino, ci sará qualcun altro".
Della serie: un genitore vale l'altro. Se non arriva quello ne arriva un altro. 
È una frase che mi risuona in testa come un martello. 
In barba al lavoro dei servizi sociali e dei tribunali che cercano di dare il giusto bambino al giusto genitore. 
In barba alle attese, al trovare i giusti genitori per quel bambino.
 Insomma, tutto lasciato al: chi arriva prima prende il posto all'osteria. 
E di tre incontri, nè un consiglio, nè qualcosa su cui ragionare insieme, nè domande su come potremmo gestire questo o quell'altro. 
Solo provocazioni, tanta voglia di farci cambiare idea, tanta voglia di farci sentire inadeguati. 
Ed essere stati già giudicati ed etichettati dopo 50 minuti dopo il primo incontro, bè, credo non sia proprio l'approccio giusto. 
E questa è la nostra avventura della seconda istruttoria.
Ok, sono cambiate assistente sociale e psicologa rispetto alla prima istruttoria, ma mai mi sarei immaginata di sentirmi così inadatta. 
Sono triste e molto delusa. 

Nel nuovo film della Disney "Luca", i due bambini quando sentono che una vocina dentro di loro gli dice che non ce la possono fare o non ce la faranno, loro ripetono "silenzio Bruno", per far zittire quelle voci. 
Da due giorni continuo a dirmi "silenzio Bruno", ma sembra non funzionare. 

lunedì 19 luglio 2021

Secondo incontro: una tragedia

Eccoci già arrivati al secondo incontro dell'istruttoria. 
La domanda che ci pongono all'inizio è: "come vi siete sentiti la volta scorsa?".
Io ho spiegato che ci siamo accorti che nonostante fossimo già passati a tutto questo, la fatica è comunque tanta. E che ci siamo sentiti "stanchi", nel senso di stanchezza mentale. 
In men che non si dica è iniziata un'ora devastante. 
Un'ora in cui loro hanno detto che abbiamo fatto un ottimo lavoro con il pulcino, ma che forse non siamo ancora pronti con la seconda adozione.
Che dobbiamo dedicare ancora tempo al pulcino, che forse abbiamo bisogno di riposarci perché siamo stanchi, che comunque loro scriveranno la loro relazione al termine e poi sarà il giudice del tribunale a decidere. 
Della serie: noi scriviamo che non siete pronti e poi voi buttatevi fra le fiamme e vedete se vi bruciate. 
È pretenzioso secondo loro che noi pensiamo di allargare la famiglia. 
È pretenzioso pensare che il pulcino ne possa giovare.
Non è giusto pensare di poter dare ad un fratello quello che abbiamo dato al pulcino.
E se va tutto male? 
E se si rompe tutto? 
E che caspita. 
Capisco che loro hanno avuto coppie che si sono rotte con la seconda adozione. 
Che hanno scombinato tutto.
Che un secondo figlio non fa 1+1= 2 ma fa 100, ma non è giusto. 
Perché siamo lí?? 
Perché vediamo là felicità della pulce ogni giorno.
Perché vorremmo poter dare ad un altro bambino quello che abbiamo dato a lui. 
Perché ci sentiamo così ricchi e pieni che vorremmo risentirci così.
Nonostante le difficoltà.
Nonostante tutte le lacrime che ho versato in questi anni.
Nonostante tutte le volte che mi sono sentita inadeguata.
Sono triste e amareggiata.
Ed era pure il giorno del mio compleanno. 



domenica 27 giugno 2021

Istruttoria n.2. Un nuovo inizio

 E rieccoci. 

A 4 anni dall'arrivo del pulcino, si comincia di nuovo. 

Circa un mese fa la chiamata dell'assistente sociale per sapere se eravamo ancora interessati a "ricominciare" ed eccoci che il 24 giugno 2021 si comincia di nuovo. 

A 6 anni dall'ultima istruttoria. 

Questa volta è tutto molto diverso.

Ci siamo sempre io e marito, ma questa volta non siamo più una coppia, ma siamo una famiglia.

Ci siamo presentati, con l'emozione di quella volta, ma sicuramente piú rilassati. 

In realtà, una volta iniziato il colloquio, ci siamo accorti che è duro e intenso, come l'altra volta. 

Perché ora dobbiamo fare i conti ad un progetto di quella che è una famiglia, con tutti i suoi problemi, inciampi. Con tutte le paure, le difficoltà e le emozioni che ci portiamo dietro. 

"Perché siamo di nuovo qua?"

Per il nostro desiderio di allargare la famiglia.

Per il nostro pulcino, perché pensiamo possa essere una risorsa per lui.

Mmmm. Risposta non proprio convincente. Siamo sicuri che possa essere una risorsa? 

"In che percentuale lo desiderate per voi e per lui?"

50% per noi, 50% per lui.

Mmmm. Risposta sbagliata. Deve essere il 100% per voi. Perché nelle altre famiglie i genitori non condividono il desiderio di allargare la famiglia con gli altri figli. E anche questo è vero. 

Cosa vuol dire adottare un secondo figlio? 

Potrebbe voler dire...

Squilibrare gli equilibri

Far riaffiorare il trauma 

Riaprire la ferita

Far rivivere l'abbandono 

E tanto altro.

Siamo pronti quindi?

Chi lo sa.

La paura c'è, ma c'è anche tanta voglia di continuare questo  cammino.

Ci sono due genitori che in questi 4 anni, nonostante tutti gli inciampi, le paure, le preoccupazioni e le ansie, alla fine sono andati avanti e con le loro forze hanno superato tantissime difficoltà. 

Le botte

Le testate

Il trattenere il fiato

Il tenere il cibo in bocca

La paura di dormire 

La paura di rimanere solo

La paura di essere abbandonato

La rabbia in tutte le sue forme

La timidezza 

La diffidenza nel genere umano

E non da ultimo, la balbuzie. 

Eppure, nonostante tutto, siamo di nuovo qua.

Saremo pronti?? 

Non lo so. Nel frattempo il percorso continua. 

Ci rivediamo fra 20 giorni e vedremo come andrà. 

Buona nuova avventura a noi 3 ♥️






 







sabato 15 maggio 2021

A cuore aperto

Sto lavorando su me stessa. Ogni giorno, perché se sto meglio io, sicuramente starà meglio anche il mio pulcino. 
Da circa 2 mesi abbiamo iniziato un percorso con uno psicoterapeuta esperto in balbuzie, per cercare di aiutare il pulcino a risolvere il suo problema.
Dai colloqui é emerso che spesso la balbuzie non é un problema legato alla creazione del linguaggio e all'articolazione delle parole, ma é un problema legato alle emozioni. 
E per noi che facciamo a cazzotti con le emozioni da quando é arrivato, niente di nuovo.
Rabbia repressa, rabbia inespressa, tristezza, felicità... 
Di tutto un po'.
Ci ha fatto capire fin da subito che se lo aiutiamo a far uscire le sue emozioni, a rassicurarlo, ad "esserci", a creargli un ambiente sicuro, possiamo farcela. 
I colloqui si concentrano su di noi, perché siamo noi genitori che trasmettiamo emozioni e vissuti che possono giovare o anche no, al bambino. 
E così é venuto fuori che spesso ci sono, anche se non ci sono con la testa.
 Che le preoccupazioni accumulate sul lavoro, me le porto ahimè a casa. 
Che sono col pulcino, ma penso ad altro, e penso, rimugino, soffro, mi arrabbio, e non dedico davvero il mio tempo e il mio cervello a lui. 
E così, ho cominciato a lavorare su di me. 
A lasciare il lavoro al lavoro. 
A svuotarmi la testa prima di entrare in casa e ad esserci davvero per lui. 
E i risultati si sono visti, nel giro di due settimane. 
Ora,  non dico che abbiamo risolto il nostro problema, ma sicuramente é migliorato, e molto. 
E sono migliorata anche io. 
Sto imparando a tirare fuori i denti e sto imparando a far vedere chi sono, e quello che valgo.
E un'altra cosa che sto capendo, imparando e provando a gestire, é che non posso preservarlo da ogni dolore.
 Benché nella mia testa bacata vorrei proteggerlo dai mali del mondo, dalle sofferenze, dai dolori e dai cattivi, in realtà non posso farlo.
E quindi ogni problema, ogni inghippo, va affrontato con pazienza, con forza (tanta) e con la speranza che potrà solo risolversi. 
Non é facile cambiare la mia testa. 
Dentro di me ho sempre in mente che, visto che ha sofferto tanto nella sua piccola vita, vorrei poterlo proteggere da tutto. 
Ma sto capendo che non é questo il mio compito. 
Il mio compito é insegnargli ad affrontare gli ostacoli della vita e non evitarli. 
Quando mi fermo a pensare, mi accorgo che spesso sono proprio io a rendere il problema più grande e grave di quello che é.
 Anzi, delle volte mi accorgo che alcune cose sono un problema per me, ma non per lui. 
E niente, lui é più bravo. Da sempre. 
Continuo a lavorare su di me, per far sì che stia meglio lui, e perché no, anche io :-) 
In tutto questo marito é sempre lì. 
Solo che niente, anche lui é più bravo di me. Da sempre. 




domenica 28 marzo 2021

Io, me e lo sconforto

 Periodo sconfortante. 

Periodo in cui ne succedono tante, tutte insieme. 

Tutte degne di darmi pensiero, preoccupazione ed ansia. 




Da una parte c'è il COVID, che non ci permette di vivere serenamente, di andare a fare una passeggiata, di andare a mangiare una pizza con amici. Asili chiusi, e fine della questione. 

Poi c'é il lavoro, dove qualcuno si permette di dare i numeri e comportarsi in maniera anti - professionale e anti - etica, facendomi uscire di senno.

Poi c'è il mio Pulcino. 

Ad una visita oculistica di routine, gli trovano un difetto della vista e quindi, ci ritroviamo dall'oggi al domani con gli occhiali. 

Degli occhiali che gli fanno degli occhi grandissimi. E che gli fanno un viso così dolce che a me si riempie il cuore di tristezza. 

So che è un "problema" mio, ma sono così dispiaciuta, forse perché per prima ci sono passata, che divento triste. 

Non da ultimo, la ciliegina sulla torta, ha cominciato a balbettare. 

Ha passato tre giorni di inferno, dove non si riusciva ad arrivare alla fine di una frase. Dove tra la nostra preoccupazione e la sua frustrazione, non vedevo l'ora di vedere il buio e andare finalmente a dormire.

E quindi ai pensieri sul lavoro, si è aggiunto un problema del pulcino, e poi un altro, e poi un altro. 

E mi piange il cuore. 

Non per me, personalmente. 

Ma per quello che lui, così piccolo, deve già affrontare. 

Oltre a tutte le difficoltà che la vita gli ha presentato, avrei voluto per lui almeno un'infanzia serena.

Senza intoppi continui.

Senza ostacoli continui da cercare di superare, con fatica. 

Ma capisco che sono io a farne un problema, mentre lui, nell'ingenuità della sua età, adora i suoi occhialoni da dottore e non vede l'ora che riapra l'asilo per farli vedere a tutti. 

E saltella su e giù per controllare che non escano e non si rompano. 

E anzi, con gli occhiali, fa salti più alti, e corse più veloci. 

E niente. Anche questa volta è lui il mio esempio, ed è lui che mi insegna a vivere. 

Lo amo. Fino al cielo, e tutte le stelle.  



sabato 12 dicembre 2020

L'impercettibile profumo di Natale

 Natale sta arrivando. 

Un Natale strano, per tanti e per tante cose. 

Un lavoro nuovo, colleghi nuovi, nuove responsabilità.

La costante paura del virus che non mi fa vivere appieno le giornate. 

La pressione, che mi dà il tormento. E adesso, alla pressione si aggiungono le tachicardie. 

Un costante dolore nel cuore per il periodo non sereno che sta vivendo mia sorella. 

Ed infine, la rabbia del pulcino. 

Nascosta, insidiosa, che se ne esce quando meno ce l'aspettiamo. 

Una rabbia così intensa da togliere il fiato, da non riuscire a gestire. 

Una rabbia che tira fuori urla, calci, pugni.

Fa sbattere le cose, buttare a terra i giochi. 

Una rabbia così forte da farlo anche spaventare. 

Inaspettata e incontrollabile soprattutto a lui. 

E io e marito che non sempre siamo capaci di gestirla. 

Anzi, spesso sbagliamo. 

Partiamo con tutte le buone intenzioni; calma e sangue freddo. Respiriamo, contiamo fino a mille.

Ma poi anche per noi, diventa incontrollabile. 

E quindi urliamo. E litighiamo. 

Gare a chi urla più forte. 

Fino a che, 5 minuti dopo, esausti, ci abbandoniamo in un abbraccio a piangere. 

Accidenti se è dura. 

Il pulcino è un bambino estremamente bravo, in ogni contesto. All'asilo è sempre preciso, educato, "al suo posto", mai invadente o aggressivo. 

Ma a casa, la frustrazione "celata" all'asilo, la stanchezza, le delusioni, vengono fuori e si trasformano in una rabbia che devasta il suo corpicino. 

E devasta il mio cuore. 

Per lui dopo 2 minuti di abbraccio, è tutto passato. Si ricomincia a giocare. 

Per me e marito un po' meno. Noi (e soprattutto io) ne usciamo sempre un po' acciaccati. 



2 settimane fa sono iniziati gli incontri del post adozione organizzati dal centro per le famiglie. 

Sono gruppi di auto mutuo aiuto, guidati dalla psicologa, che devono mettere a confronto le coppie, e aiutarle ad aiutarsi e a trovare chiavi di accesso per risolvere problemi o conflitti famigliari. 

Io ho espresso il bisogno di aiutarci a gestire le emozioni. Del resto la rabbia è il sentimento che si porta dietro da sempre, da quando è arrivato da noi. 

E ho chiesto anche di capire come possiamo approcciarci al racconto della sua storia. 

Ora il pulcino non ha più soltanto la sua favola, ma anche la sua storia. 

Una storia che inizia da quando è nato, con le foto di dov'era, fino al nostro primo incontro e il nostro arrivo a casa. 

Un libro con tante domande che lui pone a me per sapere del suo passato, per farlo avvicinare un po' a quello che è stato. 

Ma lui non ha interesse ad ascoltare la sua storia. O meglio: la ascolta, ma con disinteresse. 

E questo è un po' frustrante, perché so che capisce il suo passato e da dove viene, ma non lo vuole sentir dire. 

Sarà questione di tempo? 

Ho paura che un bel giorno "esploda" tutto d'un colpo e io non sia in grado di gestire il racconto, le emozioni e le domande. 

Speriamo in bene. 

Per ora, ci prepariamo al Natale nel migliore dei modi. 

Questa mattina, siamo andati a donare molti dei suoi giochi ai bambini della provincia con famiglie in difficoltà.

Dopo una lunga discussione e spiegazione sul perché dovesse regalare i suoi giochi ad altri bambini, è riuscito a capire la bontà del gesto. 

E quando stamattina il finto babbo Natale gli ha detto "hai fatto una cosa bellissima!!! hai reso felici tantissimi bambini", a me si sono riempiti gli occhi di lacrime, e il mio pulcino era di una fierezza e felicità incredibile. 

Vorrei tanto che nel suo percorso di vita fosse in grado di usare sempre il cuore, per primo. Poi, tutto il resto. 

Aspettiamo il  Natale. 





mercoledì 23 settembre 2020

Respira

È passato un lungo ed inesorabile periodo.
Un periodo in cui non ho fatto altro che lavorare. 
Un periodo in cui a casa sono stata spesso e volentieri antipatica. 
Ho urlato tanto. 
Ho dormito poco e male. 
Sono uscita da questo periodo molto invecchiata in viso, sciupata. 
Mi sono ritrovata a prendere la compressa per la pressione dopo due - tre episodi di crisi ipertensive.
Di giorno mille cose da fare, la notte sveglia nel letto a pensare. 
Tra poco cambio lavoro.
Ho vinto quel concorso a cui tenevo tanto. Avrei dovuto iniziare il nuovo lavoro già a giugno, ma causa COVID sono rimasta in rianimazione. 
Sono elettrizzata per il nuovo lavoro, emozionata. 
E soprattutto sono sicura che migliorerà la vita di Pisellino. 
Potrò metterlo a letto tutte le sere. 
Sarò a casa tutti i weekend e soprattutto, non avrò più sul groppone la stanchezza delle notti passate in rianimazione. 
È un periodo in cui ho bisogno di mettere un punto alla vita di prima e cominciare una fase nuova. 
Ho bisogno di ricominciare a dormire e di RESPIRARE. 
Buon nuovo inizio a me, e che il mio cambiamento possa portare solo buoni cambiamenti nella vita del mio Pisellino e della mia famiglia. ❤️



domenica 17 maggio 2020

In attesa della normalità

Bisogna essere onesti. 
E' un periodaccio. 

Negli ultimi due mesi ho vissuto una situazione surreale, che mai mi sarei sognata nella vita.
Ho assistito come non mai al dolore delle persone, ho visto morire decine di persone.
Ho assistito all’ultima chiamata ai famigliari prima di essere addormentati, dirsi “ti voglio bene, ci sentiamo fra qualche giorno” e poi in realtà non risentirsi più.
Ho fatto videochiamate per far rivedere i propri cari, videochiamate commoventi, dolorose.
Ho svegliato pazienti a mezzanotte per fargli vedere il videomessaggio di auguri dei loro cari.
Ho fatto ascoltare audio di nipotini all’orecchio di nonni che non si volevano risvegliare.
Ho fatto l’ultima carezza a persone perché i loro famigliari ci hanno telefonato chiedendoci di dargli “un’ultima carezza”.
Ho avuto bisogno di far due chiacchiere con lo psicologo. Avevo bisogno di capire come sopportare e resistere a tutto questo fardello.
Ho pianto innumerevoli volte.
Ma negli ultimi giorni, ho anche sorriso innumerevoli volte.
Ho assistito a miracoli.
A persone senza più speranze che si sono risvegliate dopo 2 mesi.
Abbiamo risentito le voci di persone che non potevano più parlare.
Ho lavorato fino a 12 ore al giorno, tutti i giorni.
Ho trascorso notti infinite a pensare e ripensare senza chiudere occhio.

Io sono spesso antipatica, nervosa, irritabile. Credo sia colpa della stanchezza.
E adesso che si intravede la luce in fondo al tunnel, mi sembra di poter tirare un sospiro di sollievo.
Sperando che non sia solo un abbaglio, e che non ricominci tutto in men che non si dica.

In tutto questo periodo Pisellino a casa se l’è spassata.
Dorme 12 – 13 ore a notte.
Gioca, corre, si diverte.
Facciamo piccoli laboratori per potergli dare quegli stimoli che l’asilo in questo momento non può dargli.
Pisellino è cambiato completamente.
Sempre sereno, sorridente, coccoloso.
Se prima si svegliava spesso di cattivo umore o arrabbiato, ora allunga il braccio e ti stringe per abbracciarti. Questo è il suo inizio di giornata.
Ogni tanto litighiamo, ma far pace poi è un attimo.
Passiamo momenti interminabili a discutere su cosa va o non va fatto e perché,  e lui sembra ascoltare :-)
Sta diventando grande.
Gli racconto spesso la sua storia, e di quando ancora non eravamo insieme.
Ogni tanto sbuca un “perché” che cade subito nel dimenticatoio.
Credo stia acquisendo consapevolezza di qualcosa di sé, e mi aspetto che presto, quando avrà voglia lui, partiranno le domande a raffica.
Per ora sa che l’ho tenuto nel cuore per tanto tempo, e non nella pancia.
Sa che c’erano delle persone che si sono prese cura di lui, prima che arrivassimo io e il babbo.
Sa che lo aspettavamo da tanto, e che ora non ci lasceremo mai. Nemmeno quando lui sarà sposato :-)

E nell'attesa attesa di tornare presto alla normalità, abbiamo festeggiato in casa la festa della mamma e la festa del papà!!!




Festa del papà 2020
















Festa della mamma 2020














La nostra cicogna di cotone che si riposa sul camino :-) 


lunedì 30 marzo 2020

#andratuttobene

Quando finirà tutto questo, quello che mi rimarrà di più nel cuore non saranno i segni sul viso, le sudate sotto la tuta, la paura di contaminarmi o i turni massacranti. Quello che mi rimarrà di più nel cuore saranno gli sguardi e le parole dei pazienti.

È straziante veder morire soli i pazienti Covid-19

Lavoro in rianimazione, un luogo non particolarmente abituato a grandi chiacchiere, tranne che con i famigliari. Normalmente sono poche le chiacchiere scambiate con i pazienti, e in tempo di Covid le chiacchiere sono ancora meno.

In tempo di Covid c'è solo un momento in cui si parla con lui ed è quello il momento più difficile. È il momento in cui lo si va ad intubare, in medicina, in malattie infettive, in Pronto soccorso. È il momento in cui gli si spiega quello che si sta per fare e quello che ne sarà delle giornate a venire.

E ogni volta, il sentimento che emerge è la paura. Paura della malattia. Paura di non risvegliarsi. Paura di morire.

E il loro pensiero, in quel momento, va alle loro famiglie. E se in quel momento fanno anche una telefonata a casa, il tutto diventa ancora più straziante.

Dottoressa, chiama mia moglie dopo, vero? Le dica che fra 2 o 3 giorni esco e la chiamoDopo chiama mio marito? Gli dica di non preoccuparsi e che sto bene.

E poi la videochiamata.

Babbo, adesso ti mettono un tubicino nella gola così mettono i polmoni a riposo e gli diamo il tempo di guarire. Hai capito? Sto cercando di capireOk babbo non ti preoccupare, andrà tutto bene. Ti voglio bene, babboTi voglio bene anche io.

Tu infermiere sai che quei due-tre giorni saranno due-tre settimane, nella migliore delle ipotesi. Ma lo sa anche lui, il tuo paziente.

È straziante il momento del saluto. È straziante vedere la paura nei loro occhi

È straziante, da figlio/marito/fratello sapere di non poterli supportare nella malattia, stando vicini al loro letto, aiutandoli a farsi la barba al mattino o facendogli un massaggio ai piedi. È straziante ricevere informazioni per telefono, perché è un ospedale Covid e non si può accedere.

È straziante saperli morire, da soli.

La prima estubazione di un paziente Covid

Ah, dimenticavo. C'è anche un altro momento in cui si parla col paziente: quando finalmente si sveglia da questo lungo ed interminabile periodo di riposo.

Giorno X, prima estubazione di un paziente Covid. La prima frase del paziente: Io entro sera devo andare a casa!

Devi portare pazienza ancora qualche giorno, sei appena stato estubato. E la sai una cosa? Tu sei la nostra più grande soddisfazioneOk. Ma io entro sera devo andare a casa.

Enzo, mi senti?

Fa sì, con la testa.

Enzo stai bene adesso!

Fa sì, con la testa.

Enzo, hai paura?

Fa sì, con la testa.

Adesso stai bene, saremo presto fuori da qui.

Mannaggia a queste mascherine e agli occhialoni da sub. Si appannano che è una meraviglia. Ma almeno non si vedono gli occhi degli infermieri. Gli occhi pieni di lacrime.



https://www.nurse24.it/dossier/covid19/cosa-rimarra-nel-cuore-di-tutto-questo.html

domenica 22 marzo 2020

Le stelle marine

Il periodo non é dei migliori.
In rianimazione la situazione non é rosea, e non si vede la fine di tutto questo disastro.
Ce la stiamo mettendo tutta, ma é dura, molto dura.
Talmente dura da portare a casa la tristezza, la voglia di piangere, il nervosismo, la paura, l'ansia.
Quando sarà tutto passato, magari riuscirò ad esprimere a parole tutto quello che stiamo vivendo e vedendo con i nostri occhi.
Nel frattempo, lascio la storia del bambino e delle stelle marine.


Una tempesta terribile scoppiò sul mare.
Ondate gigantesche si abbattevano sulla spiaggia e aravano il fondo marino scaraventando le piccole bestiole del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di metri dal bordo del mare.
Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l’acqua si placò e si ritirò. Ora la spiaggia era una distesa di fango in cui si contorcevano nell’agonia migliaia e migliaia di stelle marine. Erano tante che la spiaggia sembrava colorata di rosa.
Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa. Arrivarono anche troupe televisive per filmare lo strano fenomeno. Le stelle marine erano quasi immobili. Stavano morendo.
Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c’era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle di mare. Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente.
All’improvviso il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze e corse sulla spiaggia. Si chinò, raccolse con le piccole mani tre piccole stelle del mare e, sempre correndo, le portò nell’acqua. Poi tornò indietro e ripetè l’operazione.
Dalla balaustra di cemento, un uomo lo chiamò: «Ma che fai, ragazzino?»
«Ributto in mare le stelle marine. Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia» – rispose il bambino senza smettere di correre.
«Ma ci sono migliaia di stelle marine su questa spiaggia: non puoi certo salvarle tutte. Sono troppe!» – gridò l’uomo. «E questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la costa! Non puoi cambiare le cose!».
Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un’altra stella di mare e gettandola in acqua rispose: «Ho cambiato le cose per questa qui».
L’uomo rimase un attimo in silenzio, poi si chinò, si tolse scarpe e calze e scese in spiaggia. Cominciò a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua. Un istante dopo scesero due ragazze ed erano in quattro a buttare stelle marine nell’acqua. Qualche minuto dopo erano in cinquanta, poi cento, duecento, migliaia di persone che buttavano stelle di mare nell’acqua.

lunedì 9 dicembre 2019

Profumo di Natale

Tutto procede.
L'aria profuma di Natale,
Il freddo finalmente si fa sentire 
Le strade cominciano ad essere tutte piene di lucine colorate.
E sapete qual è la cosa bella del Natale? 
Che anche in quelle case dove c'è poco da festeggiare 
In quelle case dove c'è gente sola e che soffre
C'è la voglia di mettere anche una piccola stella, fuori sul balcone. 
Il Natale è il mio periodo preferito, da un tempo indefinito. 
Lo amo perchè mi ha sempre fatto sognare. 
E adesso, che c'è un piccolo uomo nella nostra casa, il Natale mi fa sognare di nuovo.
Ancora, e più di prima. 
ieri c'è stato lo spettacolo di Natale in una casa di riposo con bimbi e i nonni ospiti della struttura.
Lan nostra dada speciale ha fatto un'intervista ai bimbi chiedendogli che cosa vorranno fare quando saranno grandi e chiedendo ai nonni com'è stata la loro infanzia.
Ci sono bambini che hanno risposto che vorranno fare gli astronauti, bambini che vorranno fare i pompieri, bambini che vorranno fare i lavori più disparati del mondo.
Il mio, di bambino, ha risposto che vorrà avere un carretto di gelati e vorrà passeggiare nel bosco con la sua mamma, il suo babbo e la Gioia. 
E io ho pianto, infinitamente. 
poi la festa si è spostata all'asilo dove abbiamo cenato. 
E attaccato alla parete c'erano le frasi dette dai bambini in questo ultimo mese in cui le dade chiedevano che cosa avrebbero fatto a Natale.
 i bambini hanno risposto che sarebbe venuto Babbo Natale e avrebbe portato tanti regali e avrebbero mangiato la torta.
Il mio, di bambino, ha risposto che a Natale stará con la sua mamma, il suo babbo e la sua Gioia.
È che farà un regalo alla sua Gioia. 
E ho pianto, di nuovo. 
Nel leggere come il suo pensiero sia andato prima alla sua famiglia (Gioia compresa) che a babbo Natale, ai regali e a tutto il resto. 

Abbiamo fatto un nuovo colloquio con l'assistente sociale che ci ha seguito nel pre adozione e nel post adozione. 
Le abbiamo detto che vorremmo dare un fratellino a Pisellino, con calma, nei prossimi anni.
Ed ecco che ci siamo fatti un piccolo regalo e abbiamo inviato la nostra disponibilità a ricominciare l'iter adottivo ed allargare la famiglia.


La famosa Gioia❤️



giovedì 21 novembre 2019

Cadere due volte, rialzarsi tre

Il periodo continua ad essere intenso.
Il lavoro, 
quel pezzo di famiglia che si è rotto, 
il babbo in lento, ma inesorabile recupero, il marito che questa mattina si opera, 
un concorso a cui tengo tantissimo da preparare...
Ce la sto mettendo tutta, ma mi sento veramente veramente tanto stanca. Qualche soddisfazione per fortuna l'ho ricevuta...
 ho vinto un premio ad un congresso per un bel lavoro che abbiamo fatto in reparto,
ho vinto la prima partita del lungo torneo di tennis...
 Piccole soddisfazioni, ma che fanno un sacco bene.
confido nel nuovo anno, che sia un po' meno impegnativo di quello passato, 
di poter tirare fiato ogni tanto e magari riuscire anche ad avere il tempo di andare dalla parrucchiera :-)


il terzo e il quarto incontro con la psicologa sono andati bene.
nel terzo abbiamo parlato della nostra vita prima che arrivasse Pisellino, quindi il momento dell'attesa.
 Nel quarto incontro invece abbiamo parlato del "nostro qui ed ora". 
 dobbiamo ancora presentare il nostro lavoro perché non c'è stato il tempo, ma il nostro qui ed ora comunque lo abbiamo rappresentato con...
 il nostro tatuaggio della famiglia
L'aereo a simboleggiare i nostri viaggi
L'asilo, grande luogo di crescita di Pisellino
La casa, il nostro luogo prediletto
E i nonni, a cui finalmente Pisellino ha permesso di entrare in maniera forte nella sua vita.
È una cosa strana quella che è successa, ma è come se lui si fosse accorto che finalmente ha creato un legame forte e indissolubile con noi e ora ha tempo di dedicarsi alle altre persone. 
E questo accade con i nonni, con cui adesso vuole trascorrere tanto tempo, e accade con gli zii. 
Sono contenta. 
Di come sta crescendo. 
Di quanto è maturato
Della sua serenità.

Ieri era la giornata dei diritti del bambino. 
Diritto ad essere felici
Diritto di giocare 
Ma soprattutto, diritto ad avere una famiglia. 


Un bambino è una persona piccola. E’ piccolo solo per un po’, poi diventa grande.
Cresce senza neanche farci caso.
Piano piano e in silenzio, il suo corpo si allunga.
Un bambino non è un bambino per sempre.
Un bel giorno cambia. 

Un bambino ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo ha piccole idee.
Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire: “Ah!”

I bambini vogliono essere ascoltati con gli orecchi spalancati.

Ai bambini piace annusare l’erba chiudendo gli occhi, correre dietro ai piccioni gridando, ascoltare la voce lontana delle conchiglie, arricciare il naso davanti allo specchio.

Ci sono bambini di tutti i tipi, di tutti i colori, di tutte le forme.
I bambini che decidono di non crescere non cresceranno mai.
Avranno un mistero dentro di sé.
Allora anche da grandi si commuoveranno per le piccole cose: un raggio di sole o un fiocco di neve.



venerdì 8 novembre 2019

In mille pezzi

Ho il cuore rotto.
Rotto in mille pezzi.
Reduce da un pellegrinaggio per gli ospedali per mio babbo,
Rianimazione
Delirium post operatorio,
 sonno perso,
preoccupazione,
Dispiacere.
Poi succede che si rompe un pezzo della mia famiglia.
E io che l'ho tenuta, conservata e venerata per anni, soffro come se mi fosse cascato un fulmine addosso.
Male al cuore,
Sonno mancato,
 mal di testa
 pressione alta,
 fatica a respirare.
Potrebbe sembrare il preludio di un infarto e invece no.
 È ansia.
È dolore, ma non dolore fisico.
Dolore dentro al cuore.
Poi quando tutto sembra andare per il peggio, il marito si infortuna.
E gli esce un dito.
E poi "ma forse il legamento si è salvato e non si deve operare".
Ma subito dopo "il legamento si è rotto e si deve operare".
Ok.
Chiara, respira.
Hai i tuoi due ometti, lo spilungone e il piccoletto.
Hai la bestia pelosa.
Hai delle buone amiche.
Respira.
Andrà tutto bene.