venerdì 17 dicembre 2021

Lettera a te

A novembre sono ricominciati gli incontri al centro per le famiglie per i genitori adottivi. Abbiamo incontrato nuovamente genitori che già hanno fatto pezzi di percorso con noi, ma questa volta ci sono anche tanti nuovi genitori. 2 settimane fa ci hanno chiesto di fare un compito. Scrivere una lettera ai genitori biologici di nostto figlio. Alla mamma, al padre o ad entrambi. Ed eccomi, in aereo di ritorno dal viaggio in Lapponia, a tirar fuori tutto ciò che mi ronzava in testa. Senza filtri, senza paura di aver qualcosa da perdere. Senza paura di offendere, essere fraintesa, o sembrare la strega di turno. Ecco la mia lettera. Cara te, mi presento: sono la mamma di ***. Di te non so niente, non so il tuo nome, non conosco il tuo viso, non so il colore dei tuoi occhi. Eppure, abbiamo in comune qualcosa di immenso: tu hai messo al mondo ***, ed io lo sto crescendo ed amando ogni giorno. Non volermene, ma *** è MIO figlio. È figlio mio e di mio marito, è la nostra creatura. È ciò che ha riempito la nostra vita e l'ha colorata. È lui che riempie le nostre giornate, con i suoi urli, i suoi capricci, le sue arrabbiature, e i suoi baci. Sai, sono un po'arrabbiata con te. Sono arrabbiata perché *** per colpa tua ha sofferto e soffrirà tantissimo, nella sua vita. Quando è arrivato a casa nostra era così arrabbiato con il mondo, con me e con chissà chi, da riempirmi di botte e testate. Era struggente vedere tutta quella rabbia in un corpicino di 9 kg, quella rabbia che lo montava e diventata incontrollabile, oltre che spaventarlo. Non ti dico nemmeno quante volte ho pianto, cercando di capire come curare il suo dolore, e fargli capire che io lo amavo alla follia. L'ho preso per mano. Come una sarta ho ricucito i pezzi, cercando di aggiustare alla meno peggio quello che era stato rotto. Le toppe sono venute bene, ma sono toppe, e come tutte le toppe, sono più fragili. Stiamo costruendo la nostra storia. Stiamo cercando di dargli l'amore che gli è mancato, anche se un pezzo in lui mancherà sempre. L'ho cullato, baciato, abbracciato, stretto, ancor più di quanto non potessi fare se fosse uscito dalla mia pancia. Ed ora ecco il mio ***. Gioioso,testardo, coccolone, brontolone. Che mi corre incontro quando lo vado a prendere all'asilo e mi salta addosso che quasi mi butta per terra ogni volta. Che mi abbraccia da togliermi il fiato. Sono innamorata di lui, sai? E anche lui è innamorato di me. Lo capisco da come mi guarda, da come si emoziona vedendomi dopo qualche ora che non ci vediamo. Da come mi prende la mano e se la mette al cuore. È il mio bambino, è la mia creatura, e non poteva essere nessun altro se non lui, per me. E non potevo essere io nessun altra per lui, se non io. Sono arrabbiata con te anche per un'altra cosa: perché non hai lottato per lui. Perché non hai provato a tutti i costi a sentirlo tuo. Perchè quando ti hanno detto che avevano trovato una nuova famiglia per lui, non hai cercato i migliori avvocati per tenerlo con te. *** è prezioso, valeva la pena lottare per lui. Ma nonostante questo, ti devo ringraziare. Perché nella tua fragilità, nella tua incapacità di crescerlo, hai avuto il coraggio di donarmelo. Di ammettere di non potercela fare e di decidere di farmi questo regalo. Quindi grazie. Grazie perché mi hai "fatto" mamma, perché mi hai reso ricca, di una ricchezza impagabile. Mi hai donato una vita, che io custodirò con cura per il resto della mia vita. Che continuerò ad abbracciare quando si fará male, a cui continuerò ad asciugare le lacrime, che continuerò a sbaciucchiare fino a consumarlo. Grazie, grazie e ancora grazie. Un giorno, se *** vorrà, verremo a cercarti, per guardarti negli occhi e dirti grazie per ciò che ci hai donato, e farti vedere che nonostante le ferite e le toppe, ce l'ho messa tutta e l'ho riempito d'amore. Ci vediamo, forse, fra 20 anni. Chiara Quando l'ho letta a voce alta davanti a tutti, ho pianto. Mi sono emozionata, perché non pensavo di avere sentimenti cosí forti e contrastanti nei confronti di quella donna. ora sono piú leggera.

sabato 27 novembre 2021

Fine istruttoria

Ed eccoci arrivati al termine della seconda istruttoria. Gli ultimi due incontri si sono svolti a distanza di 3 giorni l'uno dall'altro, e l'obiettivo era "stilare" il progetto adottivo. In pratica ci è stato chiesto cosa siamo disposti ad accettare da un eventuale abbinamento, e a cosa sicuramente diremmo di no. Il loro consiglio, che abbiamo trovato assolutamente sensato e condivisibile, è quello di rifiutare abbinamenti con bambini particolarmente complessi, con una storia davvero difficile alle spalle. Noi ci siamo detti non disponibili e non pronti ad accogliere un bambino che abbia subito violenze, o che abbia vissuto storie di violenze in casa. Ci siamo anche trovati concordi sul fatto di rinunciare all'adozione internazionale, per motivi di organizzazione famigliare, e perché, come giustamente hanno detto loro, se già è difficile una seconda adozione, lo è ancora di più se il bambino non condivide cultura, lingua e storia con noi. Le loro decisioni e le nostre decisioni sono state dettate dal fatto di dover tutelare in primis il Pulcino che è già con noi, perché un bambino con una storia troppo difficile potrebbe richiederci così tante forze e risorse da non avere più niente da poter dare al nostro Pulcino. Abbiamo fatto già troppa fatica finora con lui, e non possiamo assolutamente permetterci di compromettere quello che abbiamo costruito. E' chiaro, tutto è in divenire. Non possiamo sapere cosa succederà in futuro, ma quel che è certo è che non dobbiamo consapevolmente rischiare di rovinare qualcosa, accettando qualcosa di già difficile in partenza. A gennaio ci leggeranno la relazione, e poi si andrà dal giudice del tribunale dei minori, che deciderà cosa ne sarà di noi. Non ho grosse aspettative. So già che la loro relazione non sarà favorevole, i primi due incontri sono stati significativi. La speranza rimane, sempre. Se abbiamo deciso di ricominciare questo percorso è perche ci sentivamo pronti ad affrontarlo di nuovo. Ma se l'arrivo di un altro bambino deve mettere in crisi l'equilibrio che con fativa abbiamo creato, allora no grazie. Andiamo avanti così. Una coppia di amici che ha fatto il primo percorso insieme a noi la prima volta, e anche la seconda, ha ricevuto una relazione negativa. Tante altre coppie al secondo incontro hanno deciso di lasciar perdere, su consiglio dei servizi sociali. Noi siamo arrivati di nuovo alla fine, non senza fatica, e non senza ferite. E l'abbiamo fatto per noi, per capire qualcosa in più su di noi, e per capire nel profondo se come famiglia abbiamo le risorse e le forze per affrontare una nuova avventura. Ma come la prima volta, non siamo noi a decidere. E quindi, non ci resta che aspettare :-)

domenica 24 ottobre 2021

Quarto incontro: covid punto e a capo

Ed eccoci arrivati al quarto incontro.
Appena usciti dal covid, fra l'altro, visto che il pulcino ha deciso bene di portare a casa il covid dall'asilo e contagiare pure il marito.
Dopo 20 giorni di quarantena chiusi in casa, dove stavamo per dare di matto, ci siamo attrezzati e siamo andati al quarto incontro.
Sono arrivata un po' dimessa e forse già affranta, probabilmente per la paura di un ennesimo incontro in cui ci sarebbe stato ribadito che non eravamo pronti.
Invece l'incontro è andato bene.
 La psicologa ha voluto riprendere un po' il nostro percorso, da quando ci siamo conosciuti fino al nostro desiderio di genitorialità e l'arrivo all'adozione. 
Hanno chiesto cose sul nostro passato, sulle nostre esperienze, sulla nostra elaborazione del lutto della mancata genitorialità.
Ha chiesto se ci siamo mai sentiti abbandonati o abbiamo vissuto nella nostra vita sensazioni di distacco. 
Forse questa domanda è stata fatta per capire quanto siamo davvero pronti a gestire e affrontare l'eventuale abbandono o distacco di un altro nostro figlio.
Un incontro di un'oretta in cui abbiamo parlato tanto e abbiamo parlato in maniera molto tranquilla e rilassata.
Per la prima volta dall'inizio di questa seconda istruttoria abbiamo avuto un colloquio bidirezionale, in cui loro chiedevano e noi rispondevamo e su certe tematiche cercavamo di ragionare insieme.
 Questa sorta di confronto tutte le altre volte non c'è mai stato.
Abbiamo sempre trovato un atteggiamento ostile, di pregiudizi nei nostri confronti, senza in realtà aver voglia di ascoltarci veramente.
Questa volta è stato diverso e ho apprezzato il fatto che abbiano svolto un colloquio in questo modo.
Poi magari al prossimo incontro rimarrò di nuovo delusa, ma per ora prendo su il buono che c'è stato questa volta
🙂


mercoledì 13 ottobre 2021

La visita domiciliare

 Ecco arrivato il momento della visita domiciliare. 

Sono uscita prima dal lavoro, sono corsa a prendere il pulcino al parco perché era in esplorazione con i bimbi e le Dade dell'asilo e ci siamo catapultati a casa. 

L'appuntamento era per le 13.30 e loro alle 13.32 hanno suonato il campanello.

Le abbiamo fatte accomodare, hanno osservato il nostro pulcino timido che sorrideva e basta, e poi ci hanno chiesto di fare un giro della casa. 

Hanno guardato le foto alle pareti, osservato i giochi, scrutato la stanza del pulcino.

Poi hanno bevuto un bicchiere d'acqua, ci hanno dato un nuovo appuntamento e sono andate via. 

Finito tutto in poco tempo.

Rapido e indolore, questa volta.

Forse non hanno rincarato le dosi precedenti perché c'era il pulcino in casa, ma sono pronta per il prossimo doloroso incontro :-)







domenica 29 agosto 2021

Il pittore e la barchetta

 Ieri un pittore si avvicina al mio Pulcino e gli dice: " Ti posso fare un regalo?"

Lui fa sì con la testa.

Il pittore tira fuori un vasetto, con dentro una barchetta piccola come una formica. 

E gli dice: " Ti regalo questo vasetto con questa barchetta. Quando ci sono delle cose che ti rendono tristi, che ti fanno arrabbiare, che non ti piacciono, apri questo vasetto e metti le cose brutte dentro, insieme alla barchetta che te le porta via". 

Eh niente. 

Penso che questo sia il regalo più bello e utile che il mio Pulcino potesse ricevere. 




sabato 14 agosto 2021

terzo incontro: silenzio Bruno!!!


Terzo incontro dell'istruttoria. 
La psicologa ha esordito dicendo che non siamo pronti. Anzi, ricordandoci che possiamo tirarci indietro quando vogliamo.
Perché secondo lei non siamo pronti.
Contesta le nostre motivazioni:
Il fatto di avere desiderio di allargare la nostra famiglia
Il fatto che crediamo che il pulcino possa "giovare" di un fratello. 
Il fatto che pensando di aver fatto un buon lavoro col pulcino, forse possiamo farlo anche con un altro bambino. 
Insomma, non solo non abbiamo le motivazioni giuste e forti secondo lei, ma in più le piace reinterpretare a modo suo ogni frase che diciamo. 
Il voler far crescere la nostra famiglia è diventato "avevate un'idea di famiglia con due bambini e cercate di perseguire quella".
Il sentirsi di avercela messa tutta col pulcino e aver superato tanti ostacoli è diventato un "sentirsi appagati del lavoro fatto".
Il vedere il pulcino ora sereno rispetto a quando è arrivato è diventato un "avere la convinzione che siccome si è fatto un buon lavoro, lo si può replicare". 
Ma la cosa più brutta che potesse dirci: alla mia affermazione di poter dare ad un altro bambino quello che abbiamo dato al pulcino, e poter dare a qualcun altro la serenità e l'amore che ha ricevuto lui, la sua risposta è stata "se non ci siete voi per quel bambino, ci sará qualcun altro".
Della serie: un genitore vale l'altro. Se non arriva quello ne arriva un altro. 
È una frase che mi risuona in testa come un martello. 
In barba al lavoro dei servizi sociali e dei tribunali che cercano di dare il giusto bambino al giusto genitore. 
In barba alle attese, al trovare i giusti genitori per quel bambino.
 Insomma, tutto lasciato al: chi arriva prima prende il posto all'osteria. 
E di tre incontri, nè un consiglio, nè qualcosa su cui ragionare insieme, nè domande su come potremmo gestire questo o quell'altro. 
Solo provocazioni, tanta voglia di farci cambiare idea, tanta voglia di farci sentire inadeguati. 
Ed essere stati già giudicati ed etichettati dopo 50 minuti dopo il primo incontro, bè, credo non sia proprio l'approccio giusto. 
E questa è la nostra avventura della seconda istruttoria.
Ok, sono cambiate assistente sociale e psicologa rispetto alla prima istruttoria, ma mai mi sarei immaginata di sentirmi così inadatta. 
Sono triste e molto delusa. 

Nel nuovo film della Disney "Luca", i due bambini quando sentono che una vocina dentro di loro gli dice che non ce la possono fare o non ce la faranno, loro ripetono "silenzio Bruno", per far zittire quelle voci. 
Da due giorni continuo a dirmi "silenzio Bruno", ma sembra non funzionare. 

lunedì 19 luglio 2021

Secondo incontro: una tragedia

Eccoci già arrivati al secondo incontro dell'istruttoria. 
La domanda che ci pongono all'inizio è: "come vi siete sentiti la volta scorsa?".
Io ho spiegato che ci siamo accorti che nonostante fossimo già passati a tutto questo, la fatica è comunque tanta. E che ci siamo sentiti "stanchi", nel senso di stanchezza mentale. 
In men che non si dica è iniziata un'ora devastante. 
Un'ora in cui loro hanno detto che abbiamo fatto un ottimo lavoro con il pulcino, ma che forse non siamo ancora pronti con la seconda adozione.
Che dobbiamo dedicare ancora tempo al pulcino, che forse abbiamo bisogno di riposarci perché siamo stanchi, che comunque loro scriveranno la loro relazione al termine e poi sarà il giudice del tribunale a decidere. 
Della serie: noi scriviamo che non siete pronti e poi voi buttatevi fra le fiamme e vedete se vi bruciate. 
È pretenzioso secondo loro che noi pensiamo di allargare la famiglia. 
È pretenzioso pensare che il pulcino ne possa giovare.
Non è giusto pensare di poter dare ad un fratello quello che abbiamo dato al pulcino.
E se va tutto male? 
E se si rompe tutto? 
E che caspita. 
Capisco che loro hanno avuto coppie che si sono rotte con la seconda adozione. 
Che hanno scombinato tutto.
Che un secondo figlio non fa 1+1= 2 ma fa 100, ma non è giusto. 
Perché siamo lí?? 
Perché vediamo là felicità della pulce ogni giorno.
Perché vorremmo poter dare ad un altro bambino quello che abbiamo dato a lui. 
Perché ci sentiamo così ricchi e pieni che vorremmo risentirci così.
Nonostante le difficoltà.
Nonostante tutte le lacrime che ho versato in questi anni.
Nonostante tutte le volte che mi sono sentita inadeguata.
Sono triste e amareggiata.
Ed era pure il giorno del mio compleanno. 



domenica 27 giugno 2021

Istruttoria n.2. Un nuovo inizio

 E rieccoci. 

A 4 anni dall'arrivo del pulcino, si comincia di nuovo. 

Circa un mese fa la chiamata dell'assistente sociale per sapere se eravamo ancora interessati a "ricominciare" ed eccoci che il 24 giugno 2021 si comincia di nuovo. 

A 6 anni dall'ultima istruttoria. 

Questa volta è tutto molto diverso.

Ci siamo sempre io e marito, ma questa volta non siamo più una coppia, ma siamo una famiglia.

Ci siamo presentati, con l'emozione di quella volta, ma sicuramente piú rilassati. 

In realtà, una volta iniziato il colloquio, ci siamo accorti che è duro e intenso, come l'altra volta. 

Perché ora dobbiamo fare i conti ad un progetto di quella che è una famiglia, con tutti i suoi problemi, inciampi. Con tutte le paure, le difficoltà e le emozioni che ci portiamo dietro. 

"Perché siamo di nuovo qua?"

Per il nostro desiderio di allargare la famiglia.

Per il nostro pulcino, perché pensiamo possa essere una risorsa per lui.

Mmmm. Risposta non proprio convincente. Siamo sicuri che possa essere una risorsa? 

"In che percentuale lo desiderate per voi e per lui?"

50% per noi, 50% per lui.

Mmmm. Risposta sbagliata. Deve essere il 100% per voi. Perché nelle altre famiglie i genitori non condividono il desiderio di allargare la famiglia con gli altri figli. E anche questo è vero. 

Cosa vuol dire adottare un secondo figlio? 

Potrebbe voler dire...

Squilibrare gli equilibri

Far riaffiorare il trauma 

Riaprire la ferita

Far rivivere l'abbandono 

E tanto altro.

Siamo pronti quindi?

Chi lo sa.

La paura c'è, ma c'è anche tanta voglia di continuare questo  cammino.

Ci sono due genitori che in questi 4 anni, nonostante tutti gli inciampi, le paure, le preoccupazioni e le ansie, alla fine sono andati avanti e con le loro forze hanno superato tantissime difficoltà. 

Le botte

Le testate

Il trattenere il fiato

Il tenere il cibo in bocca

La paura di dormire 

La paura di rimanere solo

La paura di essere abbandonato

La rabbia in tutte le sue forme

La timidezza 

La diffidenza nel genere umano

E non da ultimo, la balbuzie. 

Eppure, nonostante tutto, siamo di nuovo qua.

Saremo pronti?? 

Non lo so. Nel frattempo il percorso continua. 

Ci rivediamo fra 20 giorni e vedremo come andrà. 

Buona nuova avventura a noi 3 ♥️






 







sabato 15 maggio 2021

A cuore aperto

Sto lavorando su me stessa. Ogni giorno, perché se sto meglio io, sicuramente starà meglio anche il mio pulcino. 
Da circa 2 mesi abbiamo iniziato un percorso con uno psicoterapeuta esperto in balbuzie, per cercare di aiutare il pulcino a risolvere il suo problema.
Dai colloqui é emerso che spesso la balbuzie non é un problema legato alla creazione del linguaggio e all'articolazione delle parole, ma é un problema legato alle emozioni. 
E per noi che facciamo a cazzotti con le emozioni da quando é arrivato, niente di nuovo.
Rabbia repressa, rabbia inespressa, tristezza, felicità... 
Di tutto un po'.
Ci ha fatto capire fin da subito che se lo aiutiamo a far uscire le sue emozioni, a rassicurarlo, ad "esserci", a creargli un ambiente sicuro, possiamo farcela. 
I colloqui si concentrano su di noi, perché siamo noi genitori che trasmettiamo emozioni e vissuti che possono giovare o anche no, al bambino. 
E così é venuto fuori che spesso ci sono, anche se non ci sono con la testa.
 Che le preoccupazioni accumulate sul lavoro, me le porto ahimè a casa. 
Che sono col pulcino, ma penso ad altro, e penso, rimugino, soffro, mi arrabbio, e non dedico davvero il mio tempo e il mio cervello a lui. 
E così, ho cominciato a lavorare su di me. 
A lasciare il lavoro al lavoro. 
A svuotarmi la testa prima di entrare in casa e ad esserci davvero per lui. 
E i risultati si sono visti, nel giro di due settimane. 
Ora,  non dico che abbiamo risolto il nostro problema, ma sicuramente é migliorato, e molto. 
E sono migliorata anche io. 
Sto imparando a tirare fuori i denti e sto imparando a far vedere chi sono, e quello che valgo.
E un'altra cosa che sto capendo, imparando e provando a gestire, é che non posso preservarlo da ogni dolore.
 Benché nella mia testa bacata vorrei proteggerlo dai mali del mondo, dalle sofferenze, dai dolori e dai cattivi, in realtà non posso farlo.
E quindi ogni problema, ogni inghippo, va affrontato con pazienza, con forza (tanta) e con la speranza che potrà solo risolversi. 
Non é facile cambiare la mia testa. 
Dentro di me ho sempre in mente che, visto che ha sofferto tanto nella sua piccola vita, vorrei poterlo proteggere da tutto. 
Ma sto capendo che non é questo il mio compito. 
Il mio compito é insegnargli ad affrontare gli ostacoli della vita e non evitarli. 
Quando mi fermo a pensare, mi accorgo che spesso sono proprio io a rendere il problema più grande e grave di quello che é.
 Anzi, delle volte mi accorgo che alcune cose sono un problema per me, ma non per lui. 
E niente, lui é più bravo. Da sempre. 
Continuo a lavorare su di me, per far sì che stia meglio lui, e perché no, anche io :-) 
In tutto questo marito é sempre lì. 
Solo che niente, anche lui é più bravo di me. Da sempre. 




domenica 28 marzo 2021

Io, me e lo sconforto

 Periodo sconfortante. 

Periodo in cui ne succedono tante, tutte insieme. 

Tutte degne di darmi pensiero, preoccupazione ed ansia. 




Da una parte c'è il COVID, che non ci permette di vivere serenamente, di andare a fare una passeggiata, di andare a mangiare una pizza con amici. Asili chiusi, e fine della questione. 

Poi c'é il lavoro, dove qualcuno si permette di dare i numeri e comportarsi in maniera anti - professionale e anti - etica, facendomi uscire di senno.

Poi c'è il mio Pulcino. 

Ad una visita oculistica di routine, gli trovano un difetto della vista e quindi, ci ritroviamo dall'oggi al domani con gli occhiali. 

Degli occhiali che gli fanno degli occhi grandissimi. E che gli fanno un viso così dolce che a me si riempie il cuore di tristezza. 

So che è un "problema" mio, ma sono così dispiaciuta, forse perché per prima ci sono passata, che divento triste. 

Non da ultimo, la ciliegina sulla torta, ha cominciato a balbettare. 

Ha passato tre giorni di inferno, dove non si riusciva ad arrivare alla fine di una frase. Dove tra la nostra preoccupazione e la sua frustrazione, non vedevo l'ora di vedere il buio e andare finalmente a dormire.

E quindi ai pensieri sul lavoro, si è aggiunto un problema del pulcino, e poi un altro, e poi un altro. 

E mi piange il cuore. 

Non per me, personalmente. 

Ma per quello che lui, così piccolo, deve già affrontare. 

Oltre a tutte le difficoltà che la vita gli ha presentato, avrei voluto per lui almeno un'infanzia serena.

Senza intoppi continui.

Senza ostacoli continui da cercare di superare, con fatica. 

Ma capisco che sono io a farne un problema, mentre lui, nell'ingenuità della sua età, adora i suoi occhialoni da dottore e non vede l'ora che riapra l'asilo per farli vedere a tutti. 

E saltella su e giù per controllare che non escano e non si rompano. 

E anzi, con gli occhiali, fa salti più alti, e corse più veloci. 

E niente. Anche questa volta è lui il mio esempio, ed è lui che mi insegna a vivere. 

Lo amo. Fino al cielo, e tutte le stelle.