Natale sta arrivando.
Un Natale strano, per tanti e per tante cose.
Un lavoro nuovo, colleghi nuovi, nuove responsabilità.
La costante paura del virus che non mi fa vivere appieno le giornate.
La pressione, che mi dà il tormento. E adesso, alla pressione si aggiungono le tachicardie.
Un costante dolore nel cuore per il periodo non sereno che sta vivendo mia sorella.
Ed infine, la rabbia del pulcino.
Nascosta, insidiosa, che se ne esce quando meno ce l'aspettiamo.
Una rabbia così intensa da togliere il fiato, da non riuscire a gestire.
Una rabbia che tira fuori urla, calci, pugni.
Fa sbattere le cose, buttare a terra i giochi.
Una rabbia così forte da farlo anche spaventare.
Inaspettata e incontrollabile soprattutto a lui.
E io e marito che non sempre siamo capaci di gestirla.
Anzi, spesso sbagliamo.
Partiamo con tutte le buone intenzioni; calma e sangue freddo. Respiriamo, contiamo fino a mille.
Ma poi anche per noi, diventa incontrollabile.
E quindi urliamo. E litighiamo.
Gare a chi urla più forte.
Fino a che, 5 minuti dopo, esausti, ci abbandoniamo in un abbraccio a piangere.
Accidenti se è dura.
Il pulcino è un bambino estremamente bravo, in ogni contesto. All'asilo è sempre preciso, educato, "al suo posto", mai invadente o aggressivo.
Ma a casa, la frustrazione "celata" all'asilo, la stanchezza, le delusioni, vengono fuori e si trasformano in una rabbia che devasta il suo corpicino.
E devasta il mio cuore.
Per lui dopo 2 minuti di abbraccio, è tutto passato. Si ricomincia a giocare.
Per me e marito un po' meno. Noi (e soprattutto io) ne usciamo sempre un po' acciaccati.
2 settimane fa sono iniziati gli incontri del post adozione organizzati dal centro per le famiglie.
Sono gruppi di auto mutuo aiuto, guidati dalla psicologa, che devono mettere a confronto le coppie, e aiutarle ad aiutarsi e a trovare chiavi di accesso per risolvere problemi o conflitti famigliari.
Io ho espresso il bisogno di aiutarci a gestire le emozioni. Del resto la rabbia è il sentimento che si porta dietro da sempre, da quando è arrivato da noi.
E ho chiesto anche di capire come possiamo approcciarci al racconto della sua storia.
Ora il pulcino non ha più soltanto la sua favola, ma anche la sua storia.
Una storia che inizia da quando è nato, con le foto di dov'era, fino al nostro primo incontro e il nostro arrivo a casa.
Un libro con tante domande che lui pone a me per sapere del suo passato, per farlo avvicinare un po' a quello che è stato.
Ma lui non ha interesse ad ascoltare la sua storia. O meglio: la ascolta, ma con disinteresse.
E questo è un po' frustrante, perché so che capisce il suo passato e da dove viene, ma non lo vuole sentir dire.
Sarà questione di tempo?
Ho paura che un bel giorno "esploda" tutto d'un colpo e io non sia in grado di gestire il racconto, le emozioni e le domande.
Speriamo in bene.
Per ora, ci prepariamo al Natale nel migliore dei modi.
Questa mattina, siamo andati a donare molti dei suoi giochi ai bambini della provincia con famiglie in difficoltà.
Dopo una lunga discussione e spiegazione sul perché dovesse regalare i suoi giochi ad altri bambini, è riuscito a capire la bontà del gesto.
E quando stamattina il finto babbo Natale gli ha detto "hai fatto una cosa bellissima!!! hai reso felici tantissimi bambini", a me si sono riempiti gli occhi di lacrime, e il mio pulcino era di una fierezza e felicità incredibile.
Vorrei tanto che nel suo percorso di vita fosse in grado di usare sempre il cuore, per primo. Poi, tutto il resto.
Aspettiamo il Natale.