venerdì 20 gennaio 2017

La clessidra

C'erano un tedesco, un italiano e un francese.
No, no.
Questa volta è così: c'erano un giudice, poi un altro giudice, poi un educatore, un assistente sociale, un altro assistente sociale, e due tirocinanti. Poi c'era una moglie con il marito, e di fianco un'altra moglie con il marito.
Questa la nostra situazione. Tutti insieme, in una grande stanza del tribunale del paese di Moltomoltolontano.
Il giudice ci dice perché ci ha convocato, poi a turno ognuno ci racconta qualcosa del bimbo. Come e dove vive, con chi, affetti, paure, carattere. Anche caratteri somatici. Cosa gli piace fare, con chi ha legato, e via cantando.
La situazione è complicata.
Dobbiamo aspettare.
C'è da aspettare perché è tutto complicato.
E oltre alla paura che non vada bene, c'è la paura/consapevolezza che comunque siamo 2 coppie.
E vi assicuro: l'altra coppia è adorabile. Così semplici e puri, che se fossi il giudice, farei davvero fatica a scegliere.
Dopo un colloquio tutti insieme, abbiamo fatto due chiacchiere di coppia.
Ci hanno chiesto se avevamo dubbi riguardo alla situazione. Noi gli abbiamo esposto le nostre preoccupazioni.
Ci hanno chiesto come e dove viviamo. Ci hanno detto di aver parlato addirittura in mattinata con i nostri assistenti sociali. Wow.
Dobbiamo aspettare. Dobbiamo aspettare fino alla metà di febbraio circa, perché c'è una questione in ballo.
Io esco devastata, come ogni volta. Eppure loro sono così talmente tanto carini con noi.
Sapete qual è il problema? Che ogni volta che mi parlano di questo bimbo, ogni volta che me lo raccontano, io lo sento sempre un po' più mio. Io, inguaribile sognatrice, me lo immagino a casa nostra. Io che lo coccolo, io che lo sgrido. Lui che gioca col babbo e con la pestifera Gioetta.
Io che lo guardo dormire. Io che ringrazio il cielo e tutto il resto del mondo che me lo ha portato a casa.
Ma bisogna stare calmi, piedi per terra. Le sorprese sono sempre dietro l'angolo, e l'esperienza ci insegna che anche le lacrime sono sempre dietro l'angolo. E non voglio piangere ancora.
Ma teniamo le dita incrociate: delle mani, dei piedi. Teniamo anche gli occhi incrociati.
La nostra famiglia ci è vicina, gli amici, quelli più cari, anche. E tifano per noi.
Aspettiamo.





mercoledì 18 gennaio 2017

Il sogno nel cassetto

Ho un sogno nel cassetto.
Diventare mamma.
Domattina, vorrei aprire quel cassetto e fare uscire il mio sogno. Il mio sogno si trasformerebbe in una farfalla tutta colorata e poi in un bimbo. 



Il mio bimbo. Il nostro bimbo. 
Domattina apriremo quel cassetto, e vedremo se la farfalla si trasforma. 
In bocca al lupo a noi.